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Sanità, a Vibo poche luci e tante ombre

Il diritto alle cure nel vibonese resta ostaggio dei ritardi nella costruzione del nuovo ospedale e le ataviche criticità dello Jazzolino

L'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale di Vibo Valentia

La sanità che ormai da qualche decennio tutti rincorrono. E quel diritto alla salute scolpito nella magna carta, ma ignorato dalla politica di ogni colore. Tra strutture fatiscenti, promesse disattese da circa 20 anni, prime pietre riposizionate di tanto in tanto e, nel frattempo, morti sospette, commissariamenti, corruzione, malaffare e presunte collusioni con la ‘ndrangheta, sul territorio provinciale il diritto alla salute è seriamente compromesso. Ribadire che a farne le spese è sistematicamente il cittadino, puzza di retorica. Tanto è vero e constatabile nei fatti.
La corsia del Pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino, piena di tanti medici di buona volontà, è intasata per usare un eufemismo; i reparti, in alcuni casi, sono chiusi, in altri rischiano di vedersi suonare il de profundis al primo primario che va in pensione. I medici scarseggiano, tanto da dover chiedere aiuto a Cuba che certo non è una potenza mondiale nel settore. Il tutto mentre i lavori per il nuovo ospedale – nota positiva in un contesto complicato – riprendono e si tenta di dare un’accelerata per rispettare le scadenze che il governatore Roberto Occhiuto si è dato per la realizzazione del nosocomio. Sarebbe indubbiamente una boccata d’ossigeno, il presidio di località Cocari, non la soluzione del problema, come tutti sanno benissimo. Ma è bene procedere con ordine, onde evitare di tralasciare alcuni aspetti della spinosa quaestio.

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