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Cutro, estorsioni ai villaggi costieri e usura: 12 condanne. Interrotta l'influenza esercitata dalla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone

Gli arresti della Guardia di Finanza della cosca Mannolo

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro, Chiara Esposito, ha emesso sentenze che vanno da 1 anno e 9 mesi a 10 anni di carcere per i 12 imputati coinvolti nel procedimento abbreviato derivante dall'inchiesta "Jonica," condotta dalla Direzione distrettuale antimafia. L'operazione è scattata il 2 maggio 2022 con 10 arresti eseguiti dalla Guardia di finanza di Crotone e ha interrotto l'influenza esercitata dalla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone di San Leonardo di Cutro, guidata dal presunto capo Alfonso Mannolo, su villaggi turistici nelle province di Crotone e Catanzaro, nonché sugli imprenditori che erano stati soggetti a estorsioni tramite prestiti a tassi usurai. Gli imputati dovevano rispondere di estorsione, usura e trasferimento fraudolento di valori, tutti reati aggravati dall'uso del metodo mafioso. Le indagini, condotte dopo l'operazione "Malapianta" del 2019, hanno rivelato che il gruppo 'ndrangheta di San Leonardo di Cutro aveva esercitato un notevole controllo lungo la costa, da Steccato di Cutro all'Alto Ionio catanzarese, per un tratto di 40 chilometri, da Barco Vercillo in territorio di Cutro a San Vincenzo di Sellia Marina. Le 'ndrine cutresi, legate al potente clan dei Grande Aracri, avevano minacciato i villaggi turistici attraverso estorsioni.

La sentenza

Alfonso Mannolo è stato condannato a 10 anni, 1 mese e 10 giorni di carcere; Santino Caterisano, 6 anni, 2 mesi e 20 giorni; Albano Mannolo, 4 anni, 1 mese e 23 giorni; Antonio Mannolo, 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Carmelina Mannolo, 1 ann0, 9 mesi e 10 giorni (pena sospesa); Leonardo Mannolo, 4 anni, 1 mese e 23 giorni; Remo Mannolo, 6 anni, 11 mesi e 20 giorni; Vincenzo Mercurio, 3 anni, 6 mesi e 20 giorni; Carmine Ranieri, 6 anni, 2 mesi e 20 giorni; Giuseppe Trapasso, 3 anni e 4 mesi; Fiore Zoffreo, 7 anni, 2 mesi e 20 giorni; e Dante Mannolo, 4 anni, 4 mesi e 20 giorni.

I riscontri probatori

«Lui paga due mensili: uno va ai Zoffreo e l’altro a Falcone». E poi: «Per poter condurre i villaggi turistici Sirio, Triton Villas, Triton, i proprietari hanno versato contributi estorsivi alla mia famiglia e a quella di mio zio ora deceduto». Le parole del collaboratore di giustizia Dante Mannolo, figlio di Alfonso, hanno sintetizzato il lavoro svolto dalle Fiamme gialle. Ma altrettanto importanti ai fini dei riscontri probatori sono state le dichiarazioni rese da alcuni titolari dei villaggi oppressi. Che si passavano da padre in figlio, da fratello a fratello, o da una società all’altra, quell’«obbligo economico» da pagare alla cosca di San Leonardo di Cutro. Inoltre, per la Procura antimafia di Catanzaro, i Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone avrebbero utilizzato il denaro estorto ai commercianti, specie del Catanzarese, pure per assicurare l’assistenza ai carcerati. In più, Alfonso Mannolo «a partire dal 2015 sino al suo arresto» (con l’inchiesta "Malapianta") avrebbe «sistematicamente preteso la consegna delle chiavi» di un appartamento a Botricello «da lui utilizzato come alcova per le sue amanti», ma «senza corrispondere» al proprietario dell’immobile «alcunché né per il godimento del bene né a titolo di rimborso delle spese».

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