Intimidazioni a Catanzaro, lo Stato riflette sulla “risposta”

Bocche cucite dopo la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica tenuta ieri dal prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci. Proprio il fatto che non sia filtrata alcuna notizia circa i contenuti dell’incontro, durato più o meno mezz’ora negli uffici di corso Mazzini, potrebbe essere legato all’esigenza di mantenere riservate informazioni i cui effetti potrebbero emergere già nei prossimi giorni.
Il riserbo è stato mantenuto non solo sui contenuti, ma anche sullo stesso ordine del giorno. Tuttavia, è facile ipotizzare come almeno un punto abbia riguardato la seconda intimidazione in meno di un mese al cantiere dei lavori di ristrutturazione della scuola elementare nel quartiere Aranceto.
Nella notte fra il 31 ottobre e l’1 novembre, infatti, ignoti avevano dato alle fiamme alcuni materiali edili stoccati nel cantiere. Già lo scorso 6 ottobre, un rogo aveva pesantemente danneggiato i mezzi di lavoro della ditta, la Sami srl, causando danni ingenti e la reazione sdegnata di istituzioni, forze politiche e associazioni di categoria.
A poche ore di distanza da quel primo attentato, le cronache avevano registrato un atto intimidatorio anche ai danni di un componente della famiglia di imprenditori Cusimano: alcune cartucce per fucile erano state ritrovate davanti alla sua abitazione.
Riavvolgendo ancora il nastro delle notizie di cronaca dell’ultimo mese, si scopre un terzo atto intimidatorio, questa volta ai danni di un’altra ditta edile impegnata in dei lavori su viale Crotone.
Tre eventi giunti in rapida successione l’uno all’altro, aventi per obiettivo imprenditori che già in passato avevano denunciato pressioni e intimidazioni criminali. Circostanze, queste, che hanno preoccupato istituzioni e forze dell’ordine e portato in tanti a parlare di recrudescenza della criminalità nel campo del racket.