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'Ndrangheta, Rinascita Scott: dal blitz nel 2019 con 330 arresti, ai 5 tronconi del processo

L’operazione «Rinascita Scott», il cui processo di primo grado si è concluso oggi, scattò il 19 dicembre 2019 e vide complessivamente indagate quasi 400 persone. L’operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia dell’Arma, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro, portò all’esecuzione di centinaia di misure cautelari. Le misure cautelari furono 334 a carico di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa d’asta, traffico di influenze e corruzione. Dei 334 indagati sottoposti alla misura cautelare, 260 furono ristretti in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora. L’operazione «Rinascita-Scott» ha disarticolato tutte le organizzazioni di 'ndrangheta che operano nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi. Il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, oggi a capo della procura di Napoli, la definì come «la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo».

Ha avuto inizio invece l’11 settembre 2020 l’udienza preliminare di quello che è poi divenuto il maxiprocesso Rinascita Scott. La prima udienza si è tenuta nell’aula bunker del penitenziario del carcere di Rebibbia, a Roma, nei confronti di 452 imputati nei cui confronti la Dda di Catanzaro aveva avanzato richiesta di rinvio a giudizio. La scelta dell’aula bunker di Rebibbia è stata dovuta al fatto che era ancora all’epoca in fase di completamento l’aula bunker nell’area industriale di Lamezia Terme (con i lavori seguiti personalmente dal procuratore Nicola Gratteri) dove si è poi tenuta la prima udienza dibattimentale del processo il 13 gennaio 2021 dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Brigida Cavasino, con a latere i giudici Claudia Caputo e Gilda Romano. La dottoressa Gilda Romano è stata poi sostituita a processo in corso dalla collega Germana Radice in quanto aveva già emesso una sentenza (nata dall’operazione «Nemea» contro il clan Soriano) che poteva influire sul giudizio di Rinascita Scott. (AGI)

Il maxiprocesso si è poi diviso in 5 tronconi: il principale è arrivato a sentenza di primo grado oggi, mentre altri 74 imputati hanno scelto il rito abbreviato, già giunto alla sentenza di secondo grado. Altro troncone del processo è invece in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro e prende in esame 5 omicidi ed un sequestro di persona per il quale la Dda di Catanzaro ha già formulato richieste di condanne pari a 5 ergastoli e altre condanne a 30 anni di reclusione.
Processo a parte per il presunto boss di Zungri Giuseppe Accorinti, tra i principali imputati di Rinascita Scott, nei cui confronti la Cassazione ha accolto una richiesta di ricusazione dei giudici del Collegio odierno di Rinascita Scott, sollevata dalla difesa, in quanto i magistrati si erano già occupati della sua posizione trattando altri procedimenti. La posizione del principale imputato - il boss Luigi Mancuso di Limbadi - indicato come vertice dell’intera 'ndrangheta vibonese è stata stralciata a processo in corso dal dibattimento giunto oggi a sentenza ed è confluita nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Petrolmafie, in corso dinanzi ad altro Collegio del Tribunale di Vibo Valentia.

A giudizio i maggiori clan del Vibonese: Mancuso di Limbadi, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant'Onofrio, Lo Bianco, Pardea, Pugliese e Macrì di Vibo Valentia, Cracolici di Maierato, Bonavena di Pannaconi, Barbieri di Cessaniti. Fra gli imputati «eccellenti» l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, condannato a 11 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, l’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino condannato a 1 anno e 6 mesi, l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo e l’ex assessore regionale Luigi Incarnato, segretario regionale del Psi Calabria e componente la direzione nazionale del partito, entrambi assolti.

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