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'Ndrangheta a Catanzaro, la strategia della tensione attuata dai rom

La ricostruzione dell’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile sul cosiddetto Clan degli Zingari. Furti e incendi nei cantieri per costringere le 'ndrine di Isola a trattare con loro

C’era una precisa strategia dietro i continui furti, incendi e danneggiamenti. L’aumento esponenziale di reati contro il patrimonio nel capoluogo calabrese sarebbe stato il risultato di una precisa volontà dei vertici della criminalità rom. A svelarla sarebbero stati loro stessi in alcune intercettazioni. L’obiettivo sarebbe stato di costringere i rappresentanti della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto a intavolare una trattativa con i referenti della criminalità rom. Lo sostiene una informativa della Squadra Mobile di Catanzaro allegata agli atti dell’inchiesta sul cosiddetto Clan degli Zingari, l’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro coinvolge 82 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso e finalizzata al narcotraffico, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori i rom ritenevano che i boss di Isola sarebbero dovuti intervenire per le proteste di imprenditori e commercianti locali, “vittime di una simile tattica criminale riconoscendo in tal modo la valenza rivestita dalla criminalità rom”. Il clan degli zingari quindi si sarebbe accreditato come l’unico capace di garantire nuovamente il controllo del territorio.

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