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Humanity sottoposta a fermo amministrativo e multa dopo lo sbarco a Crotone. La ong: "Ricorreremo"

L’Italia muove due accuse: in primo luogo, il capitano avrebbe ignorato le istruzioni del centro libico. Inoltre Humanity 1 è ritenuta responsabile delle persone che hanno tentato di fuggire dalla Guardia costiera libica e si sono gettate in acqua

E' attraccata al porto di Crotone un'imbarcazione che trasportava circa 500 migranti soccorsi al largo della costa calabrese dalla guardia costiera, 11 marzo 2023. ANSA/ GIUSEPPE PIPITA

Sottoposta a un fermo di 20 giorni e alla multa di 3.333 euro la nave umanitaria «Humanity 1», a Crotone, dopo lo sbarco, sabato, di 200 migranti salvati in mare giovedì scorso. Lo rende noto la ong tedesca Sos Humanity. L’equipaggio era riuscito a impedire l’annegamento 46 persone che erano già in acqua. Il gommone era stato precedentemente fermato in acque internazionali da una motovedetta della Guardia costiera libica per caricare con la forza le persone in fuga e riportarle illegalmente in Libia. Durante questo recupero, numerose persone erano rimaste in acqua senza giubbotti di salvataggio o altre attrezzature di salvataggio.

Nel documento in cui le autorità italiane spiegano le ragioni del fermo, «basato su un rapporto dei libici», sottolinea la ong, l’Italia muove due accuse: in primo luogo, il capitano avrebbe ignorato le istruzioni del centro libico di coordinamento dei soccorsi e i messaggi radio della Guardia costiera libica in cui gli sarebbe stato chiesto di lasciare la zona: «Un’affermazione falsa e infondata», sostiene Sos Humanity.

«Sono scioccato dalle bugie contenute nel verbale di arresto», spiega Joachim, capitano di Humanity 1, «non ho ricevuto alcuna istruzione dalla motovedetta libica. Al contrario, ho provato a contattare sia il centro di coordinamento dei soccorsi libico via e-mail e telefono, sia la motovedetta libica via radio senza ricevere risposta». Ciò sarebbe evidente anche dallo scambio di e-mail e radio completamente documentato.

In secondo luogo, secondo le contestazioni delle autorità, Humanity 1 è ritenuta responsabile delle persone che hanno tentato di fuggire dalla Guardia costiera libica e si sono gettate in acqua. Anche questa accusa «è chiaramente falsa: siamo stati informati via radio 20 minuti prima del nostro arrivo che c'erano più di 40 persone in acqua», riferisce il capitano Joachim. Questo messaggio proveniva dall’aereo da ricognizione civile Seabird 1, che stava osservando il ritiro dall’alto. A questo punto l’Humanity 1 si trovava ancora a circa cinque chilometri dal luogo, come confermato anche dai dati di posizione. «Quando sei su una piccola barca, non puoi identificare una nave a quella distanza», osserva il capitano, e «la cosiddetta Guardia costiera libica non ha fatto nulla per salvare le persone in acqua dall’annegamento». La nave ong ha infine chiesto il coordinamento al centro italiano di coordinamento dei soccorsi. L’ufficiale in servizio ha incaricato il capitano di adottare «tutte le misure appropriate per salvare la vita delle persone in acqua. Il capitano ha accolto questa richiesta di salvataggio, imposta anche dal diritto marittimo internazionale».

Sos Humanity sta intraprendendo un’azione legale contro il fermo e si dice «stupefatta dalle spudorate bugie delle autorità e dalle conseguenti conseguenze di una detenzione di 20 giorni di Humanity 1 e di una multa di 3.333 euro». L’organizzazione non governativa di ricerca e salvataggio presenterà ricorso sia contro il fermo sia contro la multa. La nave di salvataggio dell’organizzazione berlinese «deve essere rilasciata immediatamente affinchè possa tornare in mare il più rapidamente possibile e continuare il suo lavoro di salvataggio. Il fermo di Humanity 1 è una conseguenza diretta dell’attuazione della legge italiana 15/2023, che crea una serie di ostacoli burocratici alla ricerca e al salvataggio in mare e ha già portato alla detenzione di navi di soccorso non governative in 13 casi in 2023». Nel luglio 2023, SOS Humanity e altre quattro organizzazioni non governative hanno presentato una denuncia alla Commissione europea contro la legge «e la pratica del governo italiano di ostacolare le ong di ricerca e salvataggio».

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