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La rabbia della figlia della capotreno catanzarese Maria Pansini deceduta a Corigliano Rossano: “Merito la verità sulla morte di mia madre”

Parla Valeria Amisano: «Aveva fatto domanda per andare in pensione ma l’aveva ritirata pochi giorni prima della scadenza». L’appello agli inquirenti: «Mi chiedo con la tecnologia che abbiamo come è possibile che sia accaduto»

«Mamma è andata a lavoro, è uscita di casa la mattina e non è più tornata. Queste sono cose che non devono succedere». Il dolore è indicibile ma Valeria ha trovato la forza per parlare e per raccontare a tutti del sorriso della sua mamma, Maria Pansini la capotreno catanzarese uccisa, il 28 novembre, dallo schianto tra il treno Regionale 5677 Sibari - Catanzaro Lido ed un camion, fermo sui binari in corrispondenza del passaggio a livello nei pressi di Corigliano Rossano. E dire che solo 48 ore prima, ci racconta Valeria, Maria era insieme ai suoi colleghi per una festa di pensionamento che poteva essere la sua. «Ha ritirato la domanda pochi giorni prima del termine, così domenica sera era andata a festeggiare i suoi colleghi che andavano in pensione. Lei invece aveva scelto di continuare a lavorare, perché amava quello che faceva». A dimostrarlo ci sono l'affetto e la commozione con cui i colleghi continuano a ricordarla. Sabato al funerale erano tutti presenti con le loro divise a farle da scorta per il suo ultimo viaggio. «Ho avuto tantissimo affetto in questi giorni – ci dice Valeria – i suoi colleghi le volevano bene e la stimavano per come si poneva con i passeggeri, perché era sempre disponibile e sorridente con loro. Mi hanno contattato anche tantissimi pendolari, ognuno mi ha raccontato un aneddoto su mia madre. Ha sempre fatto un gesto verso chi era in difficoltà, ha sempre sorriso a chi era triste». Studenti preoccupati prima di un esame, lavoratori pendolari stanchi per i viaggi quotidiani, i loro racconti hanno invaso i profili social, per tutti Maria Pansini aveva un sorriso e una parola di incoraggiamento.

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