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Catanzaro, la faida sfiorata in carcere tra cosche del Crotonese

Nuovi particolari dell’inchiesta sul Clan degli Zingari. La lettera ai parenti: siamo sempre con i coltelli

Nel carcere di Catanzaro stava per esplodere la faida tra due famiglie della ‘ndrangheta crotonese. Lo racconta una informativa della Squadra Mobile di Catanzaro allegata agli atti dell’inchiesta sul cosiddetto Clan degli Zingari, l’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro coinvolge 82 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso e finalizzata al narcotraffico, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio.
Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire le terribili tensioni che si erano venute a creare nel penitenziario del quartiere Siano grazie ad alcune intercettazioni. A confermare le ipotesi degli investigatori ci sono anche due importanti manoscritti, due lettere che dal carcere sarebbero state trasmesse agli affiliati liberi. In particolare una lettera che l’esponente della cosca detenuto sarebbe riuscito a far uscire dal carcere durante un colloquio. In quella missiva racconta di aver avuto un litigio con un soggetto lametino per difendere alcuni detenuti del Crotonese: “Un bel giorno questa persona era ubriaca e mi dice come ti sei permesso a farmi questa raccomandazione? In un modo aggressivo. Io gli ho risposto a fin di bene comunque l’ho picchiato e poi si sono messe altre due persone tra cui sono zingari”. Dopo la rissa il detenuto viene trasferito in un altro braccio. Qui racconta, sempre nella lettera, dopo qualche settimana di permanenza ha una discussione con un esponente di un casato storico della ‘ndrangheta della provincia di Crotone.

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