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Catanzaro, parla il pentito Vincenzo Sestito: bruciai un’auto su ordine di un avvocato

Le dichiarazioni del collaboratore Vincenzo Sestito. La benzina fu presa al distributore dei Mannolo

Anche insospettabili professionisti si sarebbero serviti di esponenti della criminalità locale per compiere “vendette” e intimidazioni. A raccontarlo agli inquirenti è il collaboratore di giustizia catanzarese Vincenzo Sestito.
Le sue dichiarazioni sono allegate agli atti dell'inchiesta sul cosiddetto Clan degli Zingari l’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro coinvolge 82 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso e finalizzata al narcotraffico, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio.
Sestito si è autoaccusato dell’incendio di un’auto avvenuto nella notte del 20 marzo 2015 in via dei Tulipani, una Volkswagen Fox nera rivelando che è stato un avvocato a commissionargli il danneggiamento: «Non seppi di chi era la macchina, era una sera di inverno e pioveva. La benzina la presi da Dante Mannolo al suo distributore di Sellia. L’avvocato chiese prima a mio fratello se voleva guadagnare due, trecento euro per fare il danneggiamento, lui non aveva il coraggio e lo feci io. Mi ha pagato mio fratello 150 euro, il resto lo ha tenuto per sè. Credo che complessivamente siamo stati pagati con 300, 400 euro (…). Dante era al corrente del motivo per cui serviva la benzina».

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