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Basso profilo a Catanzaro: «Antonio Gallo era il jolly dei clan»

I giudici analizzano il rapporto dell’imprenditore con Falcone contabile della cosca. L’indagato faceva «da trait d’union tra i sottogruppi della provincia crotonese»

«A fare da trait - d'union tra i diversi sottogruppi della provincia crotonese vi è, poi, la figura di Antonio Gallo, chiamato anche jolly proprio per la Sua versatilità rispetto ai diversi gruppi ‘ndranghetistici». Nelle motivazioni della sentenza del processo di secondo grado sull’inchiesta Basso profilo, i giudici si sono più volte concentrati sulla figura dell’imprenditore catanzarese. Gallo che ha scelto il rito ordinario è stato condannato in primo grado a luglio a 30 anni di reclusione. Pur non essendo quindi fra gli imputati già giudicati dalla Corte d’appello nelle oltre trecento pagine depositate pochi giorni fa sono costanti i riferimenti al ruolo avuto dall’imprenbditore. «Sì tratta di un soggetto - scrivono la presidente Maria Rosaria di Girolamo e i giudici a latere Assunta Maiore e Paola Ciriaco - che, stando alle dichiarazioni dei collaboratori e alle risultanze investigative, era in grado di rapportarsi con gli esponenti apicali di ogni gruppo in modo stabile e organico».
In particolare la Corte ha evidenziato il legame tra Gallo e Carmine Falcone condannato a 12 anni in Appello (in primo grado 14 anni)e ritenuto il contabile della cosca di San Leonardo di Cutro «con dirette funzioni operative e di coordinamento delle attività dell'associazione». Proprio ricostruendo la figura di falcone la sentenza della Corte d’Appello traccia l’identikit dell’imprenditore come uomo “cerniera” tra il mondo delle istituzioni e dell’economia ufficiale e il mondo di sotto dove gli uomini dei clan stringono mani e affari.

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