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Indagini chiuse sulla tratta dei migranti in Calabria

L’inchiesta della Dda coinvolge 28 cittadini stranieri, dieci risultano irreperibili. L’organizzazione era divisa in sette cellule che operavano in Italia, Turchia e Grecia Gli inquirenti hanno accertato anche l’esistenza di una cassa comune dell’associazione

Dai 7 ai 15mila euro per ogni passeggero portato sulle carrette del mare. È questa la cifra che veniva pagata all’organizzazione internazionale sgominata dall’inchiesta Caronte coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalla Squadra Mobile di Crotone. Nel maggio scorso il gip distrettuale aveva emesso un’ordinanza cautelare a carico di 29 persone per un totale di 33 indagati. Nei giorni scorsi i sostituti procuratori Paolo Sirleo e Anna Chiara Reale hanno chiuso le indagini per 28 persone, cittadini stranieri originari dell’Iraq, dell’Iran e del Marocco dieci dei quali risultano irreperibili e altri sono allo stato detenuti in carceri italiane o europee oppure in attesa di estradizione. Sono 31 i capi di imputazione contestati agli indagati che adesso attraverso i loro legali difensori potranno chiedere di essere sentiti dai magistrati o depositare memorie difensive per dimostrare la loro estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Solo dopo la Procura potrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio o al contrario procedere con una richiesta di archiviazione.
Le persone coinvolte nell’inchiesta sono accusate di associazione transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al riciclaggio del denaro. Da Grecia o Turchia fino alle coste calabresi e pugliesi per poi proseguire, in camion, treno o su taxi fino ai confini italiani per raggiungere il Nord Europa. Erano questi i viaggi per i migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia che venivano gestiti dall’organizzazione impegnata nel traffico di esseri umani. Gli inquirenti hanno individuato le sette cellule del gruppo criminale che operavano tra l’Italia e l'estero (Turchia e Grecia) come delle «vere e proprie agenzie di viaggio».

Le indagini, dirette dai pm Paolo Sirleo e Anna Chiara Reale, presero piede il 15 gennaio 2018 in occasione di uno sbarco di profughi avvenuto sulla spiaggia di Torre Melissa. Da lì gli agenti della Mobile hanno acquisito una serie di elementi mettendo insieme anche gli altri sbarchi avvenuti sulle coste calabresi a Guardavalle, Calopezzati, Roccella e Crotone. Approdi di clandestini con caratteristiche simili, avvenuti con le imbarcazioni a vela condotte da scafisti di nazionalità ucraina o comunque originari dei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti 30 sbarchi e oltre 1.100 migranti arrivati in Calabria e in Puglia. Gli accertamenti eseguiti hanno fatto emergere che il sodalizio criminale avrebbe avuto la sua base logistica in Turchia e Grecia.

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