Lamezia Terme vedrà mai una metropolitana leggera di superficie? Avviati i lavori – come annunciato ieri su queste colonne – per l’efficientamento, mediante elettrificazione, del tratto ferroviario che collega la nostra città a Catanzaro Lido, e pur nella lunga attesa necessaria per vederne il completamento (si parla del 2026 per l’intera “opera strategica” definita dal Gruppo Ferrovie dello Stato “Potenziamento collegamento Lamezia Terme - Catanzaro Lido - Dorsale Jonica”) è legittimo tornare a porsi delle domande quasi ataviche, visto il tema da sempre tirato in ballo anche da amministrazioni, dalla politica, nonché da tutti i potenziali utenti di un sistema di trasporto – quello su ferro – di sicuro mai valorizzato a dovere alle nostre latitudini.
Le possibilità, le ipotesi, ma in realtà più concretamente gli stessi progetti attuativi sono stati molteplici, non per ultimo quello che nel 2016 fu offerto gratuitamente alla Regione dal Dipartimento Patrimonio Architettura e Urbanistica (Pau) dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria e dal suo laboratorio di Geomatics Valuation. Ne abbiamo parlato con Alessandro Malerba, architetto e docente a Reggio Calabria, che ne fu tra i protagonisti insieme al prof. Domenico Enrico Massimo, giusto negli ultimi giorni segnalato come Lametino dell’anno per il 2023 dal Comitato Lamezia 4 Gennaio.
Intanto, riguardo al presente, Malerba ricorda come l’elettrificazione sia già presente praticamente in tutta la Calabria tirrenica e di come, attuandola sulla tratta istimica Lamezia – Catanzaro Lido, sarà possibile aumentare la velocità di percorrenza da circa 80kmh a quasi il doppio, con un netto vantaggio in termini di tempo. Ma nel progetto della Mediterranea c’era di più: «Nel 2016 ci fu un vero e proprio tavolo tecnico, insieme agli ingegneri della Regione Calabria e ai sindaci di Lamezia e Catanzaro. La proposta era di una infrastruttura urbana, interurbana e interregionale allo stesso tempo, su modello delle ferrovie tedesche o di quanto visto da me stesso a Copenhagen, cioè la possibilità di usare uno stesso binario che possa diventare praticamente multimodale».
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