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Catanzaro, operazione “Secreta Collis”: un indagato torna in libertà

Scarcerato Vittorio Falvo, concessi i domiciliari per Loredana Ferraro. Esclusa l’aggravante dell’associazione armata, ma in 3 restano in cella

Arrivano le prime decisioni sui 20 fermi dell'operazione Secreta Collis. Il gip Maria Cristina Flesca ha deciso di rimettere in libertà Vittorio Falvo, mentre ha concesso gli arresti domiciliari per Loredana Ferraro e infine ha confermato la custodia in carcere per Giampaolo Tripodi, Lorenzo D'Elia e Andrea Caracciolo.
Nel suo provvedimento il gip ritiene indubitabile «l'esistenza di un'associazione operante nei quartieri Gagliano e Mater Domini e dedita al traffico di stupefacenti». Per il giudice al vertice dell'organizzazione vi sarebbe Domenico Rizza che «ha intrattenuto rapporti negli anni con le cosche calabresi, fornendo loro armi di ogni tipo». Dal materiale intercettivo sarebbe emerso come Rizza abbia sempre mantenuto «un pressante controllo sui collaboratori dell'associazione, su quei soggetti che hanno rappresentato i canali di smercio della sostanza stupefacente fornita dall'associazione». Inoltre sarebbe stato sempre Rizza ad avere «l'ultima parola sui luoghi di occultamento delle armi e dello stupefacente».

Torna libero

Secondo il gip a carico di Vittorio Falvo non vi sarebbero elementi circa la sua presunta partecipazione all'associazione. Dalle intercettazioni, a parere del giudice, emerge il tentativo dei vertici dell'organizzazione di coinvolgere Falvo nello smercio di stupefacenti ma «il materiale captativo non consente di conoscere se si sia realizzato un vero e proprio legame del singolo al progetto associativo». Già all’udienza di convalida del fermo il suo legale, Francesco Iacopino, aveva fermamente censurato il provvedimento restrittivo evidenziando «la totale assenza dei presupposti giustificativi della misura pre-cautelare». Nel decreto di fermo, nel paragrafo dedicato al “pericolo di fuga” dei fermati, il nome di Falvo, sottolinea l'avvocato Iacopino, non compare mai. «Non è indicato un solo elemento, men che meno concreto, che giustificasse una misura così violenta, com’è quella della privazione della libertà personale». Ma è sugli elementi indiziari che il fermo è stato severamente censurato dal difensore.

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