Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Demetra 2, l'autobomba a Limbadi: la Corte d’Appello riduce le pene per i sei imputati I NOMI

La sentenza per l’inchiesta nata dall’autobomba che uccise Matteo Vinci a Limbadi. La Dda ha ricostruito un lucroso traffico di stupefacenti

La Corte d’Appello di Catanzaro ha ridotto le condanne per sei imputati coinvolti nell’inchiesta Demetra 2 che partita dalle indagini sull’autobomba che uccise matteo Vinci a Limbadi svelò un traffico di stupefacenti. I giudici hanno condannato Vito Barbara a 15 anni, 10 mesi e 20 giorni (in primo grado la condanna è stata di 16 anni); Domenico Bertucci a 6 anni e 11 mesi (in primo grado 8 anni); Antonio Criniti a 8 anni e 4 mesi (in primo grado inflitti 10 anni); Filippo De Marco a 8 anni e 7 mesi di reclusione (in primo grado 10 anni e 8 mesi); Pantaleone Mancuso a 8 anni, 2 mesi e 10 giorni (in primo grado 9 anni); Alessandro Mancuso a 2 anni e 8 mesi (in primo grado a 7 anni e 8 mesi).

Criniti e De Marco erano stati arrestati con l’accusa di omicidio tentato e consumato con l’aggravante del metodo mafioso oltre alla detenzione illegittima di un ordigno esplosivo. Secondo le originarie ipotesi degli inquirenti i due imputati, in concorso materiale morale con Vito Barbara e Rosaria Mancuso (ritenuti i mandanti dell’attentato), avrebbero collocato una radio-bomba al di sotto della Ford Fiesta facendola esplodere e causando così la morte di Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco. Un omicidio aggravato dalle modalità mafiose ma anche dalla premeditazione, da motivi futili, addirittura abietti. Per saldare un debito di droga avrebbero infatti accettato di fabbricare la bomba poi collocata sotto l’auto dei Vinci. Un’accusa che, unitamente a quella dell’estorsione e della detenzione di armi, era stata già annullata dal Tribunale del Riesame. In primo grado entrambi erano stati assolti dall’ipotesi di omicidio e la stessa Dda non aveva poi fatto appello su questo capo di imputazione.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado il gup di Catanzaro ha sostenuto che rimane «un margine di ambiguità che non viene fugata neppure da una lettura sistematica del quadro indiziario». In altre parole gli elementi indiziari raccolti, a parere del giudice, non avrebbero consentito di affermare «induttivamente ma con certezza assoluta» che gli imputati abbiano partecipato all’attentato di località Macrea, «fabbricando, collocando e azionando l’ordigno esplosivo». «Nonostante la mole di elementi raccolti a carico di Criniti e De Marco – aggiunge – la tesi del loro coinvolgimento nell’attentato dinamitardo resta, allo stato, solo un’ipotesi, senza potere avere certezze indubitabili al riguardo». Da qui la pronuncia di assoluzione, per questo capo d’imputazione. Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico è invece l’accusa contestata agli indagati. Quale promotore, direttore ed organizzatore dell’associazione viene indicato Vito Barbara, mentre Antonio Criniti e Filippo De Marco si sarebbero occupati delle modalità di approvvigionamento dello stupefacente. Partecipi all’associazione vengono indicati Pantaleone Mancuso, Alessandro Mancuso e Domenico Bertucci, con Vito Barbara che, con l’intermedizione di Pantaleone Mancuso, avrebbe acquistato per conto di soggetti ancora da identificare circa 10 chili di stupefacente.

Caricamento commenti

Commenta la notizia