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'Ndrangheta a Vibo, un nuovo maxi processo alle cosche: 188 indagati rinviati a giudizio. Regge l’accusa sul delitto Chindamo

Chiusa l’udienza preliminare per le inchieste Olimpo, Maestrale e Imperium sui clan vibonesi. 90 vanno all’abbreviato, solo tre le persone prosciolte, atti in Procura a Vibo per altri 4

Oltre 180 indagati rinviati a giudizio, 90 hanno chiesto e ottenuto di essere giudicati in abbreviato, solo tre invece le persone prosciolte. Supera il vaglio del gup il castello accusatorio con cui la Dda di Catanzaro ha svelato i traffici illeciti dei clan vibonesi, la loro infiltrazione nel settore turistico e la rete di “insospettabili” su cui le cosche avrebbero potuto contare.

Omicidio Chindamo: reggono le accuse nei confronti di Salvatore Ascone

Ma soprattutto reggono le accuse nei confronti di Salvatore Ascone indagato per l’omicidio dell’imprenditrice Maria Chindamo. Alla base del brutale femminicidio – secondo la ricostruzione effettuata dalla Dda la donna sarebbe stata uccisa e data in pasto ai maiali, dopodiché i suoi resti sarebbero stati triturati con un trattore – gli inquirenti ipotizzano un doppio movente: quello della vendetta per il suicidio del marito, da cui la donna aveva deciso di separarsi e della cui morte alcuni familiari le avrebbero addebitato la responsabilità, e quello degli appetiti che il clan Mancuso avrebbe avuto da anni proprio su quei terreni che lei non voleva cedere. Il processo contro Ascone avrà inizio il 14 novembre davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro.

Omicidio Corigliano: tre le persone prosciolte

Stessa decisione anche per Salvatore Pititto, Domenico Iannello e Giuseppe Mazzitelli indagati per l’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, commesso il 19 agosto 2013, il cui movente sarebbe riconducibile ad una rappresaglia per vendicare l’omicidio di Giuseppe Misiano, elemento del locale di Mileto. Il gup ha invece prosciolto Giovanni Zuliani perché a suo carico pende un altro procedimento per le stesse ipotesi; Giuseppe Tulino per intervenuta prescrizione; Domenico Ievoli per non aver commesso il fatto.

Olimpo, Imperium e Maestrale Carthago: un unico maxi processo con 188 imputati

“Olimpo”, “Imperium” e “Maestrale-Carthago”, le tre scottanti inchieste che hanno svelato le infiltrazioni dei clan del Vibonese nelle attività economiche del territorio e i rapporti con esponenti della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria e dell’avvocatura, diverranno quindi un unico maxi processo con 188 imputati. Tra questi anche l’ex direttore generale del dipartimento Turismo della Regione Pasquale Anastasi, l’ex manager dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua, ma anche il boss Luigi Mancuso e il collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Il processo inizierà l’11 marzo. Ha scelto invece di essere giudicato con il rito abbreviato l’avvocato Francesco Sabatino. Infine per quattro indagati il gup ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Vibo Valentia.

Olimpo è incentrata sui presunti interessi della ’ndrangheta del Vibonese nel settore del turismo. Le indagini avrebbero fatto emergere come i clan vibonesi fossero pienamente «inseriti nel contesto economico locale tanto nelle attività imprenditoriali legate al settore turistico, alberghiero e della ristorazione, quanto nel controllo sul sistema delle forniture nel circuito delle stesse strutture». Un controllo totale del territorio che si sarebbe realizzato anche grazie alle connivenze dei cosiddetti colletti bianchi.

L’inchiesta Maestrale-Carthago avrebbe consentito di mappare la geografia della criminalità organizzata nei comuni di Mileto, Filandari, Zungri, Briatico e Cessaniti, ricostruendo ruoli, compiti e dinamiche, evidenziando la loro forte vocazione economico - imprenditoriale e la capacità di intessere fluidi rapporti con «colletti bianchi». Tra le accuse c’è anche l’omicidio dell’imprenditrice Maria Chindamo contestato a Salvatore Ascone.

Imperium infine ricostruisce l’infiltrazione in alcuni complessi alberghieri della Costa degli Dei condizionandone l’attività e influendo sulla loro gestione. Di uno di questi alberghi, in particolare, il Sayonara di Nicotera Marina, il controllo era tale da consentire di organizzarvi importanti summit mafiosi. Ad alcuni dei quali hanno partecipato esponenti di Cosa Nostra. Incontri che sono serviti a sondare la disponibilità da parte della ’ndrangheta a partecipare alla cosiddetta «strategia stragista» che Cosa nostra attuò agli inizi degli anni ’90.

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