Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

'Ndrangheta, inchiesta Basso Profilo a Catanzaro: la Procura ricorre in Cassazione

Richiesto un nuovo processo per l’ex assessore regionale dell’Udc Franco Talarico

L’inchiesta Basso Profilo arriva al terzo grado di giudizio. La procura generale di Catanzaro, rappresentata dal sostituto pg Paolo Sirleo, ha infatti chiesto alla Corte di Cassazione di rivedere le posizioni del politico Francesco Talarico, dell’imprenditore reggino Antonino Pirrello, del commercialista Giuseppe Bonofiglio, Eugenia Curcio, Giuseppe Truglia e Carmine Falcone. Il processo d’appello si era concluso con 19 condanne e 3 assoluzioni. Con il ricorso presentato dalla Procura generale diventano quindi definitive le assoluzioni del notaio catanzarese Rocco Guglielmo, dell’ispettore di polizia Santo Mancuso e di Pierpaolo Caloiro.

Appello bis

Rinviare gli atti alla Corte d’Appello di Catanzaro per rivalutare la posizione dell’ex assessore regionale al Bilancio Franco Talarico e dell’imprenditore reggino Antonino Pirrello. È quanto chiede la Procura generale nel ricorso presentato in Cassazione per il filone dell’inchiesta Basso profilo che coinvolge l’esponente dello Scudocrociato. Talarico era stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione per l'accusa di voto di scambio politico mafioso alle elezioni politiche del 2018, quando era stato candidato nel collegio uninominale di Reggio Calabria. In Appello il reato è stato riqualificato in corruzione elettorale semplice e la pena è stata ridotta a un anno e 4 mesi e sospesa. Secondo i giudici di secondo grado il politico aveva stretto accordi ma non vi sarebbe stato «un preciso riferimento alle modalità di procacciamento del voto». Stando a quanto si legge nel ricorso presentato in Cassazione «la Corte distrettuale effettua una valutazione frazionata, valutando, per ciascuno degli indizi, ipotesi alternative». «Nella analisi degli indizi - prosegue la Procura generale - la Corte omette di valutare anche altri importanti passaggi delle intercettazioni che, se lette unitariamente, avrebbero permesso di fugare quei dubbi derivanti dalla non esaustività, sotto il profilo ontologico, degli indizi». Per la Procura generale analizzando insieme i dati emersi nel corso dell’attività investigativa verrebbe fuori un quadro complessivo che dimostrerebbe i collegamenti con ambienti della criminalità reggina. nel provvedimento si cita l’intercettazione in cui si fa riferimento alla presenza di «trenta o quaranta persone riconducibili alla zona di Archi (quartiere storicamente profondamente inquinato dalle cosche De Stefano, Tegano e Condello, famiglie queste le più autorevoli nel contesto criminoso reggino)». Il gruppo, si sottolinea sempre nel ricorso, sarebbe stato legato agli imprenditori reggini che si interfacciavano con Antonio Gallo (condannato a 30 anni in primo grado), rammentandogli che dove «il politico non avesse rispettato i patti "io vengo da te... io vengo da te"». Lo stesso Gallo «evidenziava di essersi raccomandato con il politico di stare ai patti perché altrimenti lo avrebbero “ammazzato”». E anche Talarico avrebbe raccomandato «discrezione per non comprometterlo». In conclusione la Procura generale chiede alla Cassazione «ravvisata la analisi frazionata degli indizi, di rimettere gli atti al giudice del merito perché effettui una disamina congiunta dei dati, al fine di valutare se essi siano suscettibili di valicare la soglia del ragionevole dubbio».

Ulteriori dettagli nell'edizione cartacea di Catanzaro domani in edicola

Caricamento commenti

Commenta la notizia