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Veneto, le “relazioni pericolose” tra "famiglie" calabresi, imprenditori e professionisti

Un tessuto economico solido e ricco, fondi pubblici impiegati per le grandi opere. E poi il traffico di droga, le estorsioni. C’è grande preoccupazione in Veneto sul radicamento delle mafie sul territorio regione e in particolare la ‘ndrangheta. La stessa preoccupazione manifestata in più occasioni anche dal procuratore Bruno Cherchi, che guida la Dda di Venezia.
«Ormai in Veneto c’è una presenza radicata della criminalità organizzata che permea, da tempo, ogni settore imprenditoriale senza distinzione di settori merceologici. Abbiamo elementi per rilevare che soggetti riconducibili alla criminalità organizzata sono presenti praticamente ovunque, dall’edilizia allo smaltimento di rifiuti, alle attività imprenditoriali più complesse e organizzate. Su questo sicuramente gioca un ruolo determinante la scarsa attenzione culturale del problema dell’infiltrazione mafiosa negli ambienti socio-economici, che non significa necessariamente “connivenza” ma che di fatto si tramuta sia in un inquinamento del vivere quotidiano sia nella mancata presa di coscienza reale della società civile e dei suoi organi rappresentativi».

In questo contesto, la presenza della ‘ndrangheta attiva nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni e del riciclaggio è testimoniata dagli esiti delle inchieste “Fiore Reciso”, “Terry”, “Camaleonte”, “Avvoltoio”, “Hope”, “Taurus” e “Isola Scaligera” conclusa nel luglio 2020 con l’esecuzione a Verona e in altre regioni d’Italia di alcune ordinanze a carico degli appartenenti alle cosche Gerace-Albanese-Napoli-Versace che ha documentato la presenza e svelato il modus operandi tipico di un locale di ‘ndrangheta.

«In particolare - spiegano gli investigatori della Dia - con l’operazione “Fiore reciso” è invece emersa la capacità criminoaffaristica-imprenditoriale degli esponenti di ‘ndrangheta, preferendo alle forme tradizionali di intimidazione la tessitura di una rete relazionale in grado di coinvolgere professionisti, imprenditori e funzionari pubblici». Gli ulteriori sviluppi dell’inchiesta hanno consentito alla Dia di eseguire nel territorio padovano, lo scorso semestre, una misura di prevenzione patrimoniale a carico di un uomo di fiducia della cosca Giglio di Strongoli (KR). Recente conferma nel semestre è data dagli esiti dell’operazione “Valpolicella2” conclusa dalla Dia di Padova insieme alla Guardia di finanza che ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale di tipo ‘ndranghetista, da tempo presente a Verona, e dedito alla commissione di plurimi reati economico-finanziari. Sono in attesa di processo, a Verona 11 imputati, alcuni dei quali accusati di fare parte della cosca Grande Aracri, che sarebbero riusciti a infiltrarsi nei lavori dell’Arena di Verona. Tra questi ci sono i calabresi Francesco e Pasquale Riillo, rispettivamente 52 e 56 anni, di Isola di Capo Rizzuto (entrambi già detenuti per un'altra vicenda di ndrangheta), arrestati nel blitz congiunto della Direzione investigativa antimafia e del Nucleo di polizia economico-finanzia di Verona, coordinati dalla procura Antimafia di Venezia.

«Gli esiti delle attività investigative condotte negli ultimi anni confermano come il Veneto - scrivono a questo proposito gli investigatori della Dia - fortemente industrializzato, vivace, produttivo e in ripresa economica, sia in grado di polarizzare e attrarre costantemente gli interessi delle organizzazioni criminali che, operando con proprie dimensioni imprenditoriali, tentano di intercettare nuove opportunità di business».
La posizione geografica pone il Veneto in un punto economicamente strategico dove il binomio economia-infrastrutture costituisce il volano per realizzare un pieno sviluppo strutturato delle imprese. «La recente apertura di un ulteriore tratto della Superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta - spiega la Dia - oltre che favorire lo sviluppo commerciale di aree produttive ubicate a margine delle grandi vie di comunicazione, è destinata a rendere ancora più efficiente quest’ultima infrastruttura alimentando nuovi investimenti». Su questi fondi si concentreranno nei prossimi anni le attenzioni degli investigatori.

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