Saranno due nuove perizie a fare ulteriore luce sulla sussistenza oppure no dei reati fiscali e degli illeciti legati alla gestione abusiva dei rifiuti che vengono addebitati, a vario titolo, nell'ambito del procedimento di rito abbreviato nato dall'inchiesta "Erebo Lacinio" della Dda di Catanzaro. Così ha deciso ieri la gup del Tribunale di Catanzaro, Sara Merlini, che ha disposto entrambe le consulenze mirate a chiarire le accuse mosse ai nove imputati, tra persone fisiche e giuridiche. Approfondimenti che hanno fatto slittare la sentenza che era attesa ieri. Un anno fa, come si ricorderà, il pm Paolo Sirleo aveva chiesto la condanna dei nove accusati, tra i quali figura anche Antonella Stasi, l’allora amministratrice del gruppo Marrelli di Crotone ed ex presidente facente funzioni della Regione, nei confronti della quale erano stati sollecitati 4 anni e 6 mesi di carcere.
Con l’operazione "Erebo Lacinio", scattata il 2 marzo 2021 con sei misure cautelari eseguite dalla Finanza di Crotone, la Procura distrettuale si disse convinta di aver scoperto una presunta truffa mirata a percepire indebitamente fondi pubblici per 14.532.921 euro, oltre ad un ipotizzato traffico illecito di rifiuti legato alla produzione di energia da biogas. Per gli inquirenti, Stasi insieme ad altri sei imputati avrebbero promosso e organizzato l’ipotetico raggiro attraverso la società “Le verdi praterie” di Isola Capo Rizzuto. Il modus operandi – come ricostruito dai magistrati - avrebbe avuto come epicentro l'azienda, nata nel 2005 come impresa agricola e di produzione e trasformazione dei prodotti caseari. Tra il 2010 ed il 2011, è la tesi investigativa, la società avrebbe realizzato «un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, costituito dal biogas derivante dalla digestione anaerobica di biomasse vegetali e animali».
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