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Isola Capo Rizzuto, in 4 a processo per le presunte estorsioni al “Tucano”

La Dda ha smascherato la “cappa” della cosca Arena sul villaggio turistico. Il dibattimento inizierà il prossimo 5 aprile davanti al Tribunale di Crotone

Tutti a processo. Ieri la giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Sara Merlini, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, Pasquale Mandolfino, ha rinviato a giudizio le quattro persone coinvolte nell'inchiesta della Dda sulle presunte estorsioni che, tra il 2009 e 2020, la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto avrebbe continuato a perpetrare contro il villaggio “Il Tucano” di Le Castella. Per loro il dibattimento inizierà il 5 aprile davanti al Tribunale di Crotone. Le indagini condotte dai carabinieri di Crotone sono state una prosecuzione dell’operazione che 15 anni fa recise i "tentacoli" che i clan isolitani avevano allungato sulla struttura ricettiva. Secondo la Procura antimafia di Catanzaro, l’ipotizzato gruppo criminale degli Scerbo-Lentini, ritenuto contiguo agli Arena, avrebbe continuato a vessare lo stabilimento di Le Castella anche negli anni successivi agli arresti scattati nel 2009 riuscendo a mettere le mani sui servizi di guardiania e di manutenzione.
Sotto accusa sono finiti l'ex amministratore del "Tucano", Emilio Candigliota (59 anni, di Crotone), gli imprenditori Francesco Scerbo (57, Isola Capo Rizzuto) e Paolo Lentini (64, Isola Capo Rizzuto) e Romolo Scerbo (62, Isola Capo Rizzuto). Devono rispondere di estorsione aggravata dal metodo mafioso. «Gli Scerbo-Lentini, col placet di Candigliota, considerano il villaggio "Il Tucano"» come una cosa propria: è questa la contestazione messa nero su bianco dal pm Mandolfino. Il quale, nei mesi scorsi, s'è rivolto pure al Tribunale della libertà di Catanzaro per chiedere l’annullamento dell'ordinanza del giudice delle indagini preliminari distrettuale nella parte in cui è stata rigettata la richiesta d'arresto in carcere nei confronti dei quattro imputati.

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