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Progetti di vita, Comune di Vibo "inadempiente": arriva la condanna

Il Consiglio di Stato mette un punto confermando l’inerzia dell’ente e il risarcimento del danno esistenziale al ragazzo autistico. La famiglia per tre anni aveva chiesto l’attivazione dei percorsi e si era rivolta al Tar

Il Tar aveva indubbiamente tracciato il percorso. Con la sentenza del Consiglio di Stato si mette, adesso, definitivamente un punto fermo. Oggetto del contendere, si fa per dire, i Progetti di Vita individuale a favore di un minore affetto da autismo. Progetto che il Comune capoluogo aveva provveduto a predisporre soltanto dopo che il Tribunale amministrazione regionale, con una precisa sentenza, la n. 106/2022, aveva obbligato l’Ente – sordo per almeno tre anni alle richieste della famiglia – ad agire a tutela del ragazzo con disabilità.
Tuttavia, è questa innovativa pronuncia del Consiglio di Stato, che ha con forza affermato l’importanza della redazione del Progetto di vita a favore dei disabili – finalizzato alla realizzazione della piena inclusione e della presa in carico globale da parte delle amministrazioni coinvolte, anche con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dell’interessato – che è stato affermato il diritto al risarcimento del danno “esistenziale” patito dal minore, per ogni anno in cui si è protratta l’inerzia amministrativa.
Lungo e complesso l’iter per arrivare al verdetto che apre nuovi significativi orizzonti in questo settore. Tutto è partito nel 2019, dinanzi al “gran” rifiuto del Comune di avviare la predisposizione e l’organizzazione dei sostegni per il ragazzo che al tempo era un bambino di soli otto anni.
«Dopo una lunghissima inerzia amministrativa durata ben tre anni, oggetto di continue ed inascoltate sollecitazioni, proposte e diffide al Settore Politiche sociali ed all’Ufficio di Piano dell’Ats – si chiarisce in una nota del legale di parte Antonietta Villella – solo nel 2022 la famiglia si sarebbe vista conclamare dal Tar Calabria il dovuto rispetto del diritto alla dignità e qualità di vita del minore, obbligando il Comune a redigere il Progetto di vita e condannando fortemente il comportamento omissivo dell’Ente».

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