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Inchiesta sul carcere di Catanzaro: esposti e ispezioni ma nessuno intervenne

Emergono nuovi particolari dell’inchiesta di Dda e Carabinieri

20050826 - CATANZARO - CRO - COLLABORATORE DI GIUSTIZIA REALIZZAVA ESTORSIONI DA CARCERELa Casa circondariale di Catanzarosita nel quartiere di Siano . Santi Timpani, boss mafioso affiliato al clan capeggiato da suo cognato, Luigi Sparacio, grazie a un telefono cellulare detenuto illegalmente in carcere impartiva ordini e inviava messaggi a un suo complice. FRANCO CUFARI ANSA-CD

Doveva apparire come un carcere modello, questa era l’immagine all’esterno del penitenziario Ugo Caridi sotto la direzione di Angela Paravati. In realtà però ancor prima che Dda e Carabinieri accendessero i loro riflettori, esposti e ispezioni ministeriali avevano mostrato crepe inquietanti nella gestione degli oltre seicento detenuti.

Le denunce

I primi ad accorgersi che nel carcere la situazione stava sfuggendo di mano erano stati proprio alcuni agenti della polizia penitenziaria. I più giovani, si sottolinea nell’ordinanza, da poco entrati in servizio erano rimasti colpiti dalle libertà di cui godevano almeno alcuni detenuti. Così avevano presentato un esposto. Nel documento si raccontava della tolleranza per l'utilizzo di marijuana da parte di detenuti; l'assenza di controlli sui pacchi in arrivo, con la conseguente introduzione di oggetti non consentiti; l’utilizzo delle sigarette da parte dei detenuti come merce di scambio. Anche una delegata sindacale della Polizia penitenziaria aveva avuto il coraggio di denunciare davanti alla direttrice Paravati i reati che si consumavano in carcere. Aveva detto di essere venuta a conoscenza che all’interno della Casa circondariale di Catanzaro c’era un traffico di droga, nel quale era coinvolto anche un membro della polizia penitenziaria. La Paravati, si racconta nell’ordinanza, non si sarebbe dimostrata sorpresa di quanto riferitole e, anzi, lo confermava. La direttrice della Casa circondariale, tuttavia, giustificava l’assenza di controlli a causa della presenza di alcuni detenuti positivi al Covid, rassicurando che non appena la situazione fosse rientrata, vi avrebbe provveduto.

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