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Processo sul naufragio di Cutro, i difensori: «I finanzieri avvisarono che rientravano»

I difensori di uno dei tre militari indagati per omesso soccorso, ricordano che i mezzi della Gdf tornarono in porto alle 3,48 per il mare grosso

Dopo 19 giorni, il mare continua a restituire effetti personali dei migranti e oggetti legati alla tragedia avvenuta il 26 febbraio sulla spiaggia di Steccato di Cutro in Calabria, 16 marzo 2023. ANSA/Francesco Ceraudo

«Alle 3.48 della mattina del 26 febbraio 2023 il Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia della Guardia di Finanza ha comunicato alla Capitaneria di porto di Reggio Calabria che i pattugliatori Barbarisi e V5006, dopo essere usciti in mare per una operazione di polizia giudiziaria, stavano rientrando al porto di Crotone per le avverse condizioni meteomarine visto che c'era un mare forza 4». E poi: «Da qui la risposta della Capitaneria che non aveva mezzi in mare e che non aveva ricevuto richieste di soccorso». Infine: «Solo alle 3.50 il radar della Guardia di finanza di località Campolongo ha dato l'indicazione che il “target” segnalato si trovava a 2 miglia da Isola Capo Rizzuto e che con ogni probabilità era un'imbarcazione con migranti a bordo».
Ieri, gli avvocati Pasquale Carolei e Filly Pollinzi hanno ripetuto più volte questa ricostruzione delle ore che hanno preceduto il naufragio del caicco Summer love sulle coste di Steccato di Cutro. Entrambi difendono uno dei tre finanzieri del mare che – insieme a tre militari della Guardia costiera – sono indagati dalla Procura di Crotone per l'omesso soccorso al caicco affondato il 26 febbraio 2023 davanti alle coste di Steccato di Cutro causando la morte di 94 profughi.

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