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'Ndrangheta nel Catanzarese, le auto incendiate e le aggressioni: amministratori comunali nel mirino

L’interesse degli affiliati per le competizioni elettorali. Il sindaco intercettato: vi ho sempre rispettato, quando c’erano soldi ve li ho dati

L’indagine dei Carabinieri ha svelato come la consorteria Bruno avesse nel mirino le amministrazioni comunali della zona. Auto incendiate ma anche vere e proprie aggressioni ai danni di esponenti dei municipi dei paesi che ricadevano sotto l’influenza della cosca. L’attività investigativa, incrociata con i racconti dei collaboratori di giustizia, ha fatto emergere il duplice movente delle attività intimidatorie: da una parte la volontà di incidere sulla competizione elettorale e dall’altra il tentativo di condizionare le scelte amministrative in tema di appalti. Un ex sindaco, per ben due volte, avrebbe subito l’incendio della sua autovettura. In questo caso la cosca avrebbe voluto punire la scelta dell’amministratore di non cedere alle richieste estorsive che erano state fatte all’azienda di famiglia.
In un altro paese invece sarebbe stato minacciato un assessore. L’esponente del clan riteneva, secondo quanto emerso dalle indagini, che il componente della giunta si era dimostrato irriconoscente nonostante l’organizzazione si fosse spesa in suo favore. In particolare l’assessore non avrebbe favorito una ditta riconducibile alla cosca nell’assegnazione di un appalto pubblico. Ha dei passaggi inquietanti il dialogo captato dagli investigatori dell’Arma a cui partecipa un sindaco della zona impegnato in campagna elettorale. Il primo cittadino non si fa scrupoli ad affermare: «Però a voi vi ho rispettato». E aggiunge che quando l’amministrazione ha avuto disponibilità di fondi da sindaco gli ha affidato lavori: «… Quando vi ho dato 13mila e ve li ho dati perché ce li avevo e ve li ho dati». 

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