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La “proliferazione” di Medicina in Calabria. Quale futuro per la Magna Graecia di Catanzaro?

Gli scenari dopo l’attivazione di Medicina Td all’Unical e il nuovo corso di laurea a Crotone. I consiglieri Corsi e Donato in campo per chiedere attenzione

Su quale sia il futuro che attende l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, nell’ultimo periodo, sono in molti a interrogarsi. D’altronde, dall’attivazione del corso di laurea in Medicina e Tecnologie digitali in accordo con l’Unical, avvenuto nel 2021, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e in molti casi, quell’acqua, sembra essere finita ad alimentare la già ridente area di Rende, defluendo dal quartiere Germaneto. Da allora, infatti, l’Ateneo cosentino ha ottenuto l’ok all’istituzione della Facoltà di Medicina e chirurgia e, pochi giorni fa, quello al corso di laurea in Ingegneria informatica e biomedica, duplicando, di fatto, l’offerta formativa di Catanzaro.
Ultimi a sollevare perplessità sulle prospettive dell’Ateneo catanzarese sono stati i consiglieri comunali Antonio Corsi e Valerio Donato, quest’ultimo profondo conoscitore dell’Umg perché docente ed ex presidente della Fondazione «di cui l’Università degli Studi ha inteso dotarsi per contribuire allo sviluppo dell’Università e del contesto economico, sociale e culturale del territorio», come si legge sul sito internet.
Ecco, proprio le politiche messe in campo per lo sviluppo universitario e del contesto socio-economico che ruota attorno all’Ateneo sembra che necessitino di chiarimenti. L’accordo tra Umg e Unical per la nascita di un polo didattico in Medicina e chirurgia anche a Crotone, per Corsi, «è stata delineata e impostata del rettore dell’Unical, dimostrando che le carte sui corsi di Medicina in Calabria le danno a Cosenza».

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