La misura della strage sta tutta lì, negli ultimi frame dell’incubo andato in scena prima sulle coste di Steccato e poi al Palamilone. Una bara bianca, piccolissima, che lascia la struttura. Una bara che ora, proprio oggi ha finalmente un nome. E' Mohammad Sina Hoseyni il piccolo che tutti hanno pianto come Alì, il bimbo che ha commosso il mondo come fosse un figlioletto o un fratellino. Quel codice freddo, che per dodici mesi è stato simbolo tra i simboli di una tragedia immane, oggi si riprende identità e dignità. La sua mamma, vittima anche lei del naufragio dello scorso 26 febbraio, è stata sepolta in Germania come molti altri corpi che non ce l'hanno fatta a superare il mare, a vedere terra.
A Crotone, viene inaugurato uno spazio intitolato proprio alla memoria del neonato giunto tra le braccia di qualcuno e naufragato insieme ad altre decine di esistenze senza che avesse modo di conoscere né il brutto né il bello della vita. Il giardino prende vita proprio a due passi dal mare, in via Marcello da Ripe, porta d’ingresso della città: 34 tamerici, 26 callistemon e altri 34 cespugli divisi fra corbezzoli e feijoa. E ci sarà per sempre una targa a ricordare ciò che è stato, anche se lo squarcio nell’anima è sufficientemente ampio da non necessitare di altri promemoria. Il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, parla sommessamente poco prima di scoprire la targa, alla presenza della prefetta Franca Ferraro e del vicesindaco Sandro Cretella. «Le minacce di pioggia hanno fatto sì che ci ponessimo qualche dubbio sullo svolgimento dell’inaugurazione», esordisce il primo cittadino pitagorico, «poi però abbiamo pensato alle vicissitudini che hanno patito i migranti per raggiungere la riva. Non c’è paragone. Alì è diventato il simbolo di questa tragedia». Mentre la pioggia, impietosa, rende il ricordo ancora più pesante, le studentesse e gli studenti del “Pertini-Santoni” intonano - accompagnati dalla professoressa Floriana Muntari - “Liberi”, una canzone carica di significato.
Al grido «giustizia e verità» e «basta morti in mare» é poi partito a Crotone, da piazza Pitagora, il corteo organizzato dalla «Rete 26 febbraio». Alla marcia che si sta svolgendo sotto una pioggia battente, iniziata da piazza Nettuno e transitata anche dal Pala Milone, partecipa la segretaria del Pd, Elly Schlein, insieme ad altri esponenti politici e del mondo dell’associazionismo e del volontariato.
In prima fila, nel giorno delle commemorazioni, anche la deputata Laura Boldrini. «Ogni imbarcazione è in pericolo: sono dei vecchi legni dei gommoni artigianali. Non c’è sicurezza quando si parte dalla Libia o dalla Tunisia con quei mezzi. Stare a fare la differenza e capire se ci fosse realmente pericolo non serve: lo sono sempre». ma l'ex presidente della Camera si è detta soprattutto «esterrefatta di non vedere nessun rappresentante del governo, qui. La visita improvvisata e alla chetichella del ministro Piantedosi, venerdì scorso, è sintomatica - riprende la deputata Pd - dell’indifferenza del governo nei confronti di quasi cento persone morte, dei sopravvissuti, delle famiglie che oggi sono qui. Davvero triste e preoccupante».
Khaled Ahmad Zekriya, ambasciatore afgano in Italia tornato a distanza di un anno sul luogo del disastro, ancora s’interroga sul destino dei sopravvissuti e sul loro desiderio di ricongiungersi alle famiglie, ancora non realizzato: «Ringraziamo tutto il popolo di Crotone, ma adesso spero che lo Stato italiano e l’Europa possano accelerare le pratiche per consentire ai migranti di poter riabbracciare i propri cari».
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