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L’inchiesta Basso Profilo a Catanzaro, gli imprenditori Gallo e Gigliotta condannati a 30 anni. Ma la Dda fa appello

Erano cadute le accuse di corruzione e due ipotesi di truffa

Nonostante i 30 anni di reclusione inflitti in primo grado nel processo Basso Profilo, la Dda di Catanzaro ha deciso di ricorrere in appello anche per gli imprenditori Antonio Gallo e Umberto Gigliotta. Il Tribunale infatti aveva escluso la loro responsabilità per alcuni capi di imputazione. Come il presunto patto corruttivo contestato a Gallo insieme all'ex consigliere comunale Tommaso Brutto, suo figlio Saverio e all'ufficiale della Finanza Ercole D'Alessandro. In sintesi, secondo l'originaria accusa, Gallo, imprenditore all’epoca dei fatti “lambito” dalla investigazioni avverso la cosca di ‘ndrangheta dei Trapasso, avrebbe fatto entrare i figli rispettivamente di Tommaso Brutto e del finanziere D'Alessandro in una società con sede in Albania, senza che costoro pagassero la loro quota e senza che avessero alcuna esperienza nel settore, in cambio di informazioni riservate sul suo conto che il maresciallo della Gdf di Catanzaro, avrebbe dovuto acquisire dai colleghi per poi rivelarle all'imprenditore. In pratica l’assunzione dei due figli sarebbe stato il prezzo rispettivamente della illecita attività spiegata dal pubblico ufficiale e, per Brutto, della mediazione tra i due. I giudici di primo grado hanno invece ritenuto insussistente l'accusa. L'accordo per la costituzione della società in Albania sarebbe stato, secondo il tribunale, assolutamente lecito. Per la Dda invece la sentenza «non è assolutamente condivisibile».

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