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Tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente in Calabria: tra gli 11 indagati anche il presidente del Cosenza Guarascio I NOMI

Spazzatura di ogni genere sui terreni di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria

Tonnellate di prodotto, indicato come fertilizzante, ma costituito in realtà da rifiuto smaltito illecitamente sui terreni agricoli delle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Ruota intorno a questa ipotesi di inquinamento ambientale l’indagine condotta dai Carabinieri dall’Aliquota Operativa del Nor di Serra San Bruno insieme al Nipaaf dei Carabinieri Forestali di Vibo Valentia coordinati dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e da un sostituto co-titolare del procedimento. Al centro dell’attività investigativa il ciclo di trasformazione dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero vibonese.

L’origine dell’indagine e le ipotesi accusatorie

Un’attività investigativa che già tra il marzo e il novembre del 2021, attraverso intercettazioni, campionamenti e controlli, aveva portato allla denuncia di undici persone e alla segnalazione di tre società per responsabilità penali ed amministrative. L’azienda, sita nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto. Ma, di fatto, non rispettando la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, generava un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto, contente plastiche, vetri e metalli, anche pesanti come il cromo esavalente ed andando ad inquinare irrimediabilmente i terreni agricoli ove lo stesso veniva spanso.

Gli indagati

Tra gli indagati ci sono il patron del Cosenza Calcio Eugenio Guarascio e sua sorella Ortenzia. Per loro il giudice ha disposto l'obbligo di dimora nel comune di residenza. E ancora Gianfranco Comito, manager del settore Ambiente della Regione Calabria. Gli altri indagati sono Maria Carmela Amato di Cosenza; Giuseppe Antonio Caruso di Lamezia Terme; Francesco Currado di Curinga; Rosario Fruci di Lamezia Terme; Alessandro Giardiello di Castrolibero; Vincenzo De Matteis di San Fili; Franco Dario Giuliano di Ricadi; Nicola Anselmo Ociello di Vibo Valentia.

La produzione illecita

Il procedimento produttivo, inoltre, veniva effettuato all’interno di capannoni, i cui portelloni sarebbero dovuti restare chiusi; di fatto l’attività veniva svolta mantenendo gli stessi aperti, non consentendo il corretto utilizzo dei filtri e determinando l’inquinamento dell’aria a causa delle polveri e delle emissioni immesse in atmosfera.
L’indagine avrebbe consentito di cristallizzare la presunta condotta illecita di diversi soggetti, attuata attraverso attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle posizioni e alle funzioni, apicali e non, rivestite all’interno della stessa azienda. Nel mirino degli investigatori sono finiti anche un dirigente della Regione Calabria e alcuni tecnici.

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