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Crotone, aste giudiziarie all’ombra dei clan: invocate 8 condanne

La requisitoria del pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro al processo “Turos”

Da un lato ci sono le aste immobiliari che attraverso dei raggiri avrebbero consentito agli originari proprietari dei beni requisiti di ritornare nella disponibilità degli stessi. Dall'altro i legami con i clan del Crotonese (Grande Aracri di Cutro, Arena di Isola Capo Rizzuto e Mannolo di San Leonardo di Cutro) che i protagonisti delle procedure esecutive avrebbero utilizzato per far desistere gli altri interessati ad acquistare gli immobili. È questo lo scenario criminale ipotizzato dal pm della Dda di Catanzaro, Paolo Sirleo, che ieri ha chiesto 8 condanne e 6 assoluzioni al termine della requisitoria esposta davanti al Tribunale di Crotone che sta giudicando i 14 imputati coinvolti nel processo di rito ordinario nato dall'inchiesta "Turos". L’operazione, scattata il 27 ottobre 2021 con 5 arresti eseguiti dalla Guardia di finanza di Crotone, avrebbe permesso alla Procura antimafia di Catanzaro di smantellare sia una presunta rete di usurai che di disarticolare un'ipotetica attività fraudolenta di erogazione del credito tra le province di Crotone e Catanzaro con i debitori che, tra il 2017 e 2019, sarebbero stati vessati dai loro “aguzzini” ogni volta che ritardavano la restituzione del denaro avuto in prestito. E in questo contesto, si inseriscono le tre aste giudiziarie che, come ha spiegato il pubblico ministero in aula, tra il 2017 e 2020 sarebbero state manipolate per permettere ai titolari dei fabbricati pignorati - situati tra Isola Capo Rizzuto e San Leonardo di Cutro - di riappropriarsi dei medesimi beni favorendo, allo stesso tempo, le cosche dei territori di riferimento.

Ma non solo. Al centro del giudizio figura pure un presunto caso di accesso abusivo alla Banca dati del “Sistema di indagine” del ministero dell’Interno avvenuto nel 2019 per carpire in modo illecito delle informazioni riservate. Ma le indagini avrebbero anche accertato un’ipotizzata truffa ai danni del Gestore dei servizi energetici (episodio che fa parte del procedimento di rito abbreviato) in seguito all’installazione, considerata illegittima, di pale eoliche a Crotone, in località San Biagio, per mano della società “Leaf srl”, grazie ad un’autorizzazione, valutata irregolare, concessa nel 2017 dal Comune pitagorico. A riguardo, il gup ha stabilito che gli uffici tecnici dell'ente avrebbero fornito un «escamotage» finalizzato a far superare le criticità per realizzare l'impianto.

Le richieste di condanna avanzate dal pm Sirleo: per Cesare Curatola sono stati invocati 4 anni di carcere; Francesco Falcone, 3 anni; Giuseppe Giordano, 3 anni; Gerardo Padula, 4 anni; Antonio Provenzano, 3 anni; Francesco Rondinelli, 6 anni; Palma Spina, 6 anni; e Giuseppe Verterame, 4 anni. Il pubblico ministero ha poi sollecitato le assoluzioni di Alessandra Auditore, Francesco Correale, Gaetano Correale, Giancarlo Caterisano, Rocco Gigliarano e Giuseppe Gigliarano. Nell'udienza dell'11 aprile parola al Comune di Crotone in qualità di parte civile, e ai difensori degli imputati: gli avvocati Pasquale Lepera, Francesco Verri, Luigi Amoruso, Mario Nigro, Vincenzo Ioppoli e Gregorio Viscomi.

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