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Vibo, il territorio continua a sprofondare sotto il peso degli annunci disattesi

Dalle Tangenziali fino alle frazioni marine si legano divieti e indagini. A Triparni da 15 anni parte del paese è crollata: lavori affidati e fermi

C’è chi lo ritiene un problema superato. Superato, ovvero, mai affrontato. E se anche il territorio continua a scivolare via, sul fronte del dissesto idrogeologico si assiste esclusivamente a reiterati tentativi di rimediare a danni che sistematicamente la natura continua a produrre senza che la politica riesca a intervenire, una volta per tutte, con una programmazione definita.
A conferma di ciò, basterebbe scattare una fotografia sul territorio che mostra i segni evidenti delle ferite inferte da quelle che dovrebbero essere banali piogge, spesso trasformate in gravi eventi franosi. Da San Pietro, passando per lo scempio delle Tangenziali, fino a Vibo Marina, è tutta una lunga fascia rossa. E se i divieti continuano ad insistere laddove la alluvione del 3 luglio 2006 seminò morte, altrove la situazione sembra difficile persino da definire.
Tra le altre questioni in sospeso, spicca quella di Triparni. La frazione vive in un stato di insicurezza da ormai molti anni, parte del centro urbano è stata realizzata su un’area che presenta problemi di triplice natura: geologica, morfologica ed idrogeologica. Ma di tale pericolosità non si è tenuto conto a suo tempo, quando sono stati effettuati i lavori di realizzazione della rete viaria e dell’area adibita a piazza. Sono questi i presupposti, alla base dell’apposita interrogazione del capogruppo di Vibo democratica Marco Miceli che evidenzia come «da oltre un decennio a Triparni siano crollate sia parte di via Roma che della piazzetta principale».
Attualmente, peraltro, la frazione Triparni non è dotata di rete viaria a norma. Di conseguenza, «perdura – insiste Miceli – una paradossale situazione caratterizzata dal negato accesso alla piazzetta principale di tale centro urbano». L’aggiudicazione dei lavori per la messa in sicurezza dell’area risale al 2019 ma vari procedimenti giudiziari ne hanno bloccato l’avvio, nonostante il finanziamento risalente alla legge regionale n. 9 del 2007.
Ebbene, nonostante le ripetute richieste, a cinque anni dall’insediamento dell’Amministrazione, «non è stata fornita alcuna risposta, tant’è che la messa in sicurezza – spiega Miceli – risulta ancora da realizzare». E sebbene ormai si sia arrivati alla fine della consiliatura, l’eletto non si arrende è pretende che la sindaca descriva in Aula lo stato dell’arte, soffermandosi sulle «eventuali azioni alternative che intende intraprendere questo esecutivo per la messa in sicurezza di questo centro qualora non si riesca nell'immediato ad utilizzare i finanziamenti che risalgono alla legge Regionale n. 9 del maggio del 2007».
Insomma, l’obiettivo è che l’Amministrazione faccia il punto su una messa in sicurezza ancora all’anno zero, dopo oltre un lustro. A conferma del fatto che nel capoluogo, il dissesto idrogeologico rimanga figlio di un dio minore.

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