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Come i clan lucrano sulla sanità calabrese

L’audizione dell’ex prefetta di Catanzaro Latella davanti alla Commissione parlamentare antimafia nel 2021. I ritardi nei pagamenti sarebbero voluti, «gestione raffazzonata per favorire alcuni soggetti». Le società di cartolarizzazione «drenano finanziamenti verso mondi che non conosciamo»

La sanità calabrese è la ricca torta su cui «lucrano tutti». Un imbuto in cui finisce oltre il 70% dell’intero bilancio della Regione, «è chiaro che la criminalità organizzata questo flusso di soldi non vuole e non può farselo sfuggire». A parlare così è la prefetta Luisa Latella davanti alla Commissione parlamentare antimafia. L’audizione risale al 30 novembre 2021 ma è stata desecretata pochi giorni fa. Il tema affrontato dall’allora presidente Nicola Morra è quello degli scioglimenti delle amministrazioni pubbliche per le infiltrazioni della criminalità organizzata. La Latella però pochi mesi prima della sua convocazione in Antimafia aveva terminato il suo lavoro come commissario per l’Asp di Catanzaro sciolta dopo l’inchiesta “Quinta Bolgia” condotta dalla Dda di Nicola Gratteri. L’ex prefetto di Catanzaro ha raccontato come si è arrivati alla commissione d’accesso nell’Asp. Era stato l’esito di certificazioni antimafia interdittive nei confronti di alcune società che gestivano i servizi di autoambulanze. «Come elementi concreti - ha spiegato la Latella - troviamo spesso la gestione di servizi o di appalti pubblici. Si parte dai contratti per poi risalire e verificare come si è arrivati ad essi: attraverso un affidamento o attraverso gare pubbliche? Quando si comincia a vedere che, ad esempio, si tratta di un affidamento diretto ripetuto nel tempo, diventa evidente che lì la problematica c’è». Ma la presenza di società “sospette” non è l’unico indizio.

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