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Le cosche vibonesi alla sbarra nel processo Maestrale, chiesti 900 anni di carcere: 87 condanne e tre assoluzioni

Chiesto l’ergastolo nei confronti di Domenico Polito, alias «Ciota» e Antonio Massimiliano Varone, alias «U cagnolu». Richiesta di condanna anche per politici, avvocati e sindacalisti

La Dda di Catanzaro ha invocato 88 condanne - con pene comprese tra l’ergastolo e i due anni di reclusione per un totale di quasi 900 anni -, due assoluzioni e un non luogo a procedere nei confronti dei 91 imputati nel processo con rito abbreviato denominato Maestrale, istruito contro le cosche del Vibonese e i loro presunti sodali.

In particolare, i pubblici ministeri Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci, Antonio Buzzelli e Irene Crea hanno chiesto, davanti al gup Pietro Agosteo, l’ergastolo nei confronti di Domenico Polito, alias «Ciota», di 50 anni, accusato di associazione mafiosa, quale elemento di spicco della 'ndrangheta vibonese, inserito ai vertici della «provincia» criminale, quattro casi di estorsione, reati in materia di armi e, soprattutto, perché considerato tra gli ideatori, anche con un ruolo operativo, dell’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, ucciso a Mileto il 19 agosto 2013 per vendicare l’uccisione di Giuseppe Mesiano.

Per questo delitto la Dda ha chiesto 30 anni di reclusione anche per Antonio Massimiliano Varone, alias «U cagnolu» accusato di avere presidiato i luoghi scelti per consumare l’agguato. Per quanto riguarda gli altri imputati, la Dda ha chiesto 6 anni di reclusione per l’ex direttore generale del dipartimento Turismo della Regione Calabria, Pasquale Anastasi (accusato di traffico di influenze illecite aggravato dalla mafiosità); 6 anni per l’ex presidente della Provincia di Vibo Andrea Niglia (accusato di truffa aggravata dalle finalità mafiose); 6 anni per il sindacalista Gianfranco La Torre (accusato di tentata estorsione aggravata); 8 anni per l’avvocato del foro di Vibo, Giacomo Franzoni (accusato di tentata estorsione aggravata) e l'avvocato del foro di Vibo Francesco Sabatino (accusato di uso di atto falso aggravato dal metodo mafioso).

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