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Vibo, nella frazione di Triparni la strada cede ancora. Scatta il nuovo ordine di chiusura

Ulteriori crepe e calcinacci lungo l’arteria. Arriva l’altolà dei vigili del fuoco. Collassata 17 anni fa e mai messa in sicurezza. Vergogna senza fine

Stavolta a dichiarare inaccessibile la strada principale della frazione di Triparni - collassata nel 2007 e ancora in attesa di essere messa in sicurezza - sono stati i vigili del fuoco, che nei giorni scorsi, hanno transennato l’area per l’ennesima volta. La caduta di calcinacci e l’estensione delle crepe già presenti hanno allertato ancora una volta i residenti, i quali denunciano la mancanza di controlli e il totale disinteresse dell’amministrazione comunale. Purtroppo è la storia di una cronaca annunciata che parla di dissesto idrogeologico e di degrado, di territorio ad alto rischio ambientale e di abbandono.

La paura è stata tanta e le avvisaglie c’erano state. Anche in passato, la gente, durante la notte, sentiva continui scricchiolii, completamente ignorati. Il lungo filo rosso si sta estendendo infatti ad altre zone mentre il terreno continua a cedere. È il sottosuolo a sfaldarsi, secondo i cittadini, e il rischio è che creandosi sfornellamenti, a causa delle continue infiltrazioni di acqua, possa cedere anche il tratto di strada rimasto. Nel 2019 a crollare era stato un intero fabbricato. Ma da allora nulla è cambiato. Restano in bilico altri due garage, mentre sono a rischio le costruzioni a seguire, compreso l’antico Calvario e le abitazioni dall’altro lato della strada. Nel sottosuolo ci sono ben 7 falde acquifere, una delle quali arriva dalla collina. «A scorrere lungo quel perimetro – ricordano gli abitanti di Triparni – è il fosso Marcello che poi prosegue per Trainiti, per cui il terreno è argilloso e impregnato di acqua». E così il viaggio tra le case, tra i viottoli sciatti e dimenticati, si trasforma in un percorso ad ostacoli. È un tempo cristallizzato, quello che vive Triparni, dove la terra continua a cedere e il sottosuolo a sgretolarsi. Silente, ferito, pieno di cicatrici, il piccolo borgo è ormai isolato.

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