«Una organizzazione mafiosa che gode di una posizione di assoluta preminenza in seno alla ’ndrangheta calabrese e che da molto tempo ormai non ha più bisogno di ricorrere alle classiche attività delinquenziali per manifestare la sua riconosciuta forza e vitalità, anche perché controlla e gestisce in regime di monopolio interi settori imprenditoriali e commerciali ed è in grado di infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico del territorio su cui esercita un indiscusso potere di controllo». Così i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro descrivono il clan Grande Aracri di Cutro nelle motivazioni della sentenza Farmabusiness con cui, nel novembre scorso, hanno confermato due assoluzioni e sei condanne, hanno ridotto la pena per sei imputati e assolto un indagato che era stato condannato in primo grado.
L’inchiesta della Dda di Catanzaro ha svelato il tentativo della cosca di infiltrarsi nel settore farmaceutico. Per la Corte d’Appello quanto emerso durante il processo conferma che da decenni oramai la cosca Grande Aracri ha affiancato al tradizionale “campo di azione”, tipico di ogni associazione mafiosa e che prevede “tradizionali” attività illecite, «lo svolgimento di lucrose attività imprenditoriali e commerciali nelle quali vengono reinvestiti i profitti conseguiti e mediante le quali si generano illecite accumulazioni patrimoniali che aumentano a dismisura la potenza economica dell’organizzazione».
La Corte d’appello ha confermato l’assoluzione già decisa in primo grado per l’ex assessore regionale Domenico Tallini. In sintesi per i giudici l’esponente politico non era a conoscenza che dietro quel progetto imprenditoriale si celasse l’interesse della cosca.
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