Da anni portavano avanti secondo gli investigatori, un redditizio commercio di droga con compiti ben precisi e con modalità collaudate. Due giorni fa, 8 persone, tra le quali un intero nucleo familiare, sono state raggiunte da un’ordinanza di misura cautelare, in quanto accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, nell’ambito dell’operazione Fireworks, eseguita dai carabinieri della Compagnia di Girifalco, con il supporto del reparto 8’ nucleo elicotteri di Vibo Valentia.
A capo del sodalizio ci sarebbe stato, Giuseppe Ziparo, 38 anni, ristretto in carcere, affiancato dal padre, dalla madre, dal fratello e dallo zio, nonché da alcuni uomini di fiducia.
Per comunicare, i sodali utilizzavano un linguaggio criptico per riferirsi alle operazioni illecite. Nel corso delle indagini, infatti, gli investigatori hanno ascoltato delle conversazioni in cui, per camuffare gli incontri finalizzati alla cessione o all’acquisto della droga, veniva fatto riferimento alla consumazione di drink o bevande con appuntamenti in diversi locali del territorio.
In particolare, i termini più comunemente utilizzati da Ziparo e i suoi per giustificare gli incontri erano: birra, birretta, caffè, aperitivo. Una terminologia consueta fra gli affiliati delle associazioni operanti nel traffico di droga, ma come elemento di novità in questo caso si registra l’indicazione dei minuti per specificare la quantità di droga richiesta; così con l’espressione “cinque minuti” i sodali si riferivano, secondo gli inquirenti, a mezzo grammo di cocaina, per un corrispettivo di cinquanta euro, mentre con “dieci minuti” si riferivano a un grammo di cocaina per un corrispettivo di 100 euro.
Una circostanza confermata anche da uno dei clienti consumatori dell’organizzazione, sentito come teste dagli inquirenti. Pur avendo una struttura prettamente familiare, il sodalizio aveva in dotazione un certo quantitativo di armi di provenienza illecita o comunque furtiva. Armi che secondo la ricostruzione accusatoria fatta dagli investigatori e messa nero su bianco nell’ordinanza, sarebbero state, custodite da Rocco Omuncolo all’interno di una fatiscente tettoia adibita a ricovero di attrezzi e limitrofa alla sua abitazione, dentro a un bidone di plastica con tappo a vite.
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