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Tropea, l’ombra della criminalità dalle elezioni fino agli affidamenti

I motivi dello scioglimento del Consiglio contenuti nella relazione del ministro dell’Interno

La sede del Comune di Tropea

Al vaglio del prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco era passato di tutto, anche grazie all’attività ispettiva della commissione d’accesso a Palazzo Sant’Anna. Per cui nella relazione trasmessa al Ministero aveva elencato tutti gli aspetti che lo avevano portato a proporre lo scioglimento del Comune; richiesta condivisa dal Comitato per l’ordine e la sicurezza riunito il 21 febbraio, integrato dalla partecipazione dei procuratori della Repubblica di Vibo e della Dda di Catanzaro facente funzione «per la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi del condizionamento dell’Ente locale da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso».
Puntando così a ripristinare la legalità e garantire il corretto funzionamento dell’Amministrazione comunale per evitare ulteriori alterazioni. E venerdì la Prefettura di Vibo ha inviato il Dpr al Comune, con allegata relazione omissata del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Dalla relazione del ministro emerge un quadro a tinte opache che pone in risalto varie forme di ingerenza della criminalità organizzata con consequenziale compromissione dell’attività dell’Amministrazione comunale: ad iniziare dal sostegno elettorale della ’ndrangheta locale al sindaco ed alla sua lista (in base alle risultanze dell’inchiesta “Olimpo”), ai legami parentali e alle frequentazioni di sindaco, vicesindaco e di un assessore.

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