La sezione catanzarese dei Giovani imprenditori di Confindustria ha promosso, per la giornata di ieri, un incontro di approfondimento e sensibilizzazione sul tema dell’imprenditoria femminile. Fortemente voluto dal presidente, Luca Noto, e dal suo Consiglio direttivo, l’incontro ha visto la partecipazione di tre imprenditrici di successo: la calabrese Antonia Abramo, l’emiliana Martina Cecchi (che ricopre anche il ruolo di componente del Consiglio generale dei Giovani Imprenditori di Confindustria) e la siciliana Marzia Villari. All’incontro, moderato da Daniela Amatruda, è intervenuta anche Antonella Mancuso, presidentessa del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.
Proprio Mancuso, commentando i dati regionali secondo cui poco meno del 25% delle imprese calabresi è condotta da una donna, ha posto l’accento su una delle storture del sistema degli incentivi pubblici per le imprese femminili: «Già i numeri calabresi rispetto al dato nazionale non sono particolarmente positivi. In più, bisogna considerare che una quota sostanziosa delle imprese femminili siano tali solo sulla carta perché capita che si utilizzi una donna da mettere a capo dell’azienda solo per avere accesso alle agevolazioni previste per favorire l’imprenditorialità femminile».
Un grido d’allarme, quello di Antonella Mancuso, che ha sottolineato una volta di più l’importanza di accendere i riflettori del dibattito pubblico sull’importanza strategica di una reale crescita del comparto imprenditoriale al femminile: «Da quando ci siamo insediati – ha spiegato Noto – il nostro obiettivo è stato quello di creare valore per il territorio. Ci sembrava quindi doveroso aprire una riflessione sull’imprenditoria femminile e provare a fornire esempi virtuosi e informazioni approfondite sui più recenti strumenti a disposizione delle aspiranti imprenditrici per avviare la propria attività».
Tra gli argomenti trattati anche l’esigenza di incrementare l’attenzione femminile per le materie cosiddette “Stem”: «L’accesso alle tecnologie digitali può aumentare le opportunità di lavoro e di istruzione per le donne. In Italia, le donne sono ancora sottorappresentate nel settore Ict e hanno meno competenze digitali avanzate rispetto agli uomini. Le tecnologie digitali possono facilitare la partecipazione delle donne alla vita politica e sociale: l’accesso alle tecnologie digitali può aiutare le donne a far sentire la propria voce e a partecipare più attivamente alla vita pubblica e combattere gli stereotipi di genere», ha detto Antonia Abramo.
Quanto agli esempi di successo, infine, significativa la testimonianza di Marzia Villari: l’azienda agricola di famiglia, situata a Messina, conta su una forza lavoro composta al 75% da donne, quasi tutte under 30. Un contributo che ha permesso all’azienda, seppur giovanissima, di approcciarsi al mondo dell’agricoltura in maniera innovativa e vincente.
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