Sei condanne per altrettanti imputati. Le ha sollecitate ieri il pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pasquale Mandolfino, a conclusione della requisitoria che ha esposto nel procedimento di rito abbreviato scaturito dall'inchiesta Krimata. Davanti al giudice per le udienze preliminari distrettuale, Mario Santoemma, il pubblico ministero ha ripercorso il quadro accusatorio che grava sui sei accusati coinvolti nell'operazione scattata il 19 gennaio 2023 con sei misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza di Crotone. Col blitz Krimata (ricchezza, dal greco antico), la Procura antimafia di Catanzaro si disse convinta di aver sgominato una presunta associazione a delinquere che, nata all’ombra della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, dal 2013 al 2018 avrebbe portato diverse imprese cartiere del settore edile ad emettere fatture false per 5 milioni di euro nei confronti degli allora amministratori delle società "Marrelli "Hospital", "Tecnologica" ed "Esperia Tv" al fine di frodare lo Stato intascando i rimborsi Iva non dovuti.
E in questo contesto, sotto la lente del magistrato sono finite le posizioni dei commercialisti Francesco Quattromani ed Eugenio Valenti. Per il primo ha proposto 5 anni di carcere, per il secondo 4 anni di detenzione. La Dda addebita ad entrambi il reato associativo in quanto avrebbero collaborato con l'imprenditore Mario Esposito (ritenuto un affiliato degli Arena, imputato nel processo Krimata che si sta svolgendo a Crotone col rito ordinario) per intestare le aziende a prestanome con l'intento di ideare un sistema di falsa fatturazione per aggirare il Fisco.
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