La prospettiva temporale indicata dal Piano d’ambito del Servizio idrico integrato (SII) è lunga, guarda all’arco di un trentennio, ma diversi interventi che punteranno al miglioramento del servizio del capoluogo potranno vedere la luce in tempi tutto sommato brevi. Sia nel campo della distribuzione che in quello della depurazione.
Il dato provinciale dell’Ato Catanzaro indica perdite di rete pari al 54% dei volumi immessi (a livello regionale la media è del 61%). Di fatto, dei 66.7 milioni di metri cubi immessi ne vengono fatturati 30.7 milioni: la maggior parte, dunque, finisce per disperdersi. In questo dato, però, sono incluse, oltre alle perdite fisiche, anche quelle amministrative e legate al metodo di fatturazione. Ma resta comunque preoccupante. Non bisogna dimenticare, infatti, che una buona fetta delle condotte e degli impianti è stata realizzata all’epoca della Cassa del Mezzogiorno, dunque oggi si presentano obsoleti e inadeguati, per localizzazione, portata e materiali, alle esigenze odierne.
Lo scenario presenta ovviamente ampie differenze e nel corso degli anni sono stati comunque realizzati diversi investimenti volti a migliorare le maggiori criticità. Oggi nell’area di Catanzaro i 19 schemi idrici presenti si estendono su 640 km, ci sono 41 sorgenti, 14 pozzi e 139 serbatoi, con 29 sollevamenti e due derivazioni superficiali.
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