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Soverato, i 'pusher' temevano di essere arrestati: “L’anno prossimo siamo tutti a Siano”

L’inchiesta dei carabinieri sullo spaccio di droga nel Basso Ionio

«Tanto già lo so che l’anno prossimo siamo tutti a Siano. Dai tanto siamo tutti insieme, ci divertiamo...». È’ l’incipit di una delle conversazioni ascoltata dai carabinieri della Compagnia di Soverato, nell’ambito delle indagini che alcuni giorni fa hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di tredici persone, indagate per traffico di droga nel Basso Ionio soveratese.
A dialogare fra loro erano Andrea Vono, Roberto Gentile e Matteo Froiio che esprimevano la consapevolezza di poter finire in carcere prima o poi, avvertendo il fiato sul collo delle forze dell’ordine, quasi a voler esorcizzare il pericolo. In risposta all’affermazione iniziale di Vono, Froiio rispondeva: «Ci versano pure i contributi». E poi Vono replicava: «Io sai perché andrò a Siano? Perché picchio “il leccese” Se lo incontro lo picchio». Il rifermento è a un carabiniere in servizio alla Compagnia di Soverato, un maresciallo. «Poi passi i guai», lo ammoniva Gentile e Vono rispondeva: «Passo i guai? Quando entro a Siano mi fanno l’applauso. Li vedi tutti che mi battono le mani. A me a 21 anni mi hanno dato il 416 bis che se non era per Staiano sarei morto là dentro. Sto porco di m… Mi ha chiamato infame quell’altro (il riferimento è Francesco Picerno, arrestato per droga) e io gli ho detto che a Davoli siamo 8.000 persone e sfido a fermare uno che dice sono infame».

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