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Cutro, definitivi i sigilli al tesoro dei Grande Aracri in Emilia

La Corte di Cassazione ha confermato la confisca per il 69enne Antonio Muto

Restano nelle mani dello Stato i beni confiscati ad Antonio Muto, il 69enne di Cutro ritenuto un esponente di vertice della cosca Grande Aracri trapiantata in Emilia. Così ha stabilito la Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato da Muto, e dai suoi familiari, contro l’ordinanza della Corte d'Appello di Bologna che, il 28 agosto 2023, aveva confermato i sigilli antimafia sul patrimonio del valore di 8,5 milioni di euro.
Il 7 maggio 2022, per Muto è diventata definitiva la condanna a 10 anni e 8 mesi di carcere per associazione ’ndranghetista al termine del processo Aemilia che fece luce sui tentacoli che il clan cutrese era riuscito ad allungare sulle rive del fiume Po.
«Si tratta di beni - scrive la Suprema Corte nella sentenza - che, in assenza di proventi da fonti lecite, sono stati acquistati grazie all'impiego di risorse finanziarie ed economiche riconducibili all'unica fonte di redditi giudizialmente accertata», ovvero «l'attività illecita» di arricchimento derivante «dall'ingresso» di Muto «nel sodalizio mafioso».

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