L’accusa ha retto per il presunto vertice della cosca Anello di Filadelfia, è invece caduta totalmente per i più noti imprenditori e politici che erano coinvolti nell’inchiesta. La pena invocata dalla Dda di Catanzaro per entrambi i fratelli Stillitani era pesantissima: 21 anni a testa di reclusione.
Il Tribunale di Lamezia, all’esito del primo grado del processo scaturito dall’inchiesta “Imponimento”, ha invece assolto Francescantonio ed Emanuele Stillitani (il primo ex assessore regionale ed ex sindaco di Pizzo, entrambi imprenditori del settore turistico) dalle accuse che venivano loro contestate. Entrambi sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa più grave, quella di concorso esterno in associazione mafiosa, assolti per non aver commesso il fatto da un altro capo d’accusa, mentre per un terzo capo è scattata la prescrizione.
Assolto anche Francescantonio Tedesco, ex consigliere comunale di Vibo per il quale era stata invocata una pena di 18 anni di reclusione. È stato invece condannato a 30 anni, così com’era stato chiesto dalla Procura antimafia del capoluogo, Tommaso Anello, fratello del boss Rocco (condannato a 20 anni nel rito abbreviato): entrambi sono ritenuti al vertice dell’omonima cosca che ha il suo feudo a Filadelfia e che estenderebbe i suoi interessi su un vasto territorio a cavallo tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro (in particolare nel Lametino e nelle Preserre). Il figlio di Tommaso Anello, Rocco, è stato condannato in ordinario a 24 anni. Condannato a 3 anni (a fronte dei 21 chiesti dalla Dda) l’ex assessore comunale di Polia Giovanni Anello, mentre una pena di 15 anni (a fronte dei 26 chiesti) è stata inflitta all’imprenditore Antonio Facciolo.
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