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Crotone, il crac milionario della Soakro: chieste quattordici condanne NOMI

Il processo sul fallimento della società che fino al 2016 ha gestito il servizio idrico. La requisitoria del Pm Rho che contesta la bancarotta distrattiva agli allora amministratori e componenti degli organi di controllo

Da un lato ci sono «gli amministratori infedeli», dall'altro le «omissioni» del consiglio di sorveglianza. Tutti «attori passivi del disastro» della Soakro, la società pubblica che fino al fallimento del 18 gennaio 2016 per oltre 49 milioni di euro di debiti si occupava del servizio idrico integrato nel Crotonese. Ne è convinto il pm Alessandro Rho che ieri ha chiesto 14 condanne e un'assoluzione per i 15 imputati (tra ex rappresentanti legali, ex amministratori ed ex componenti degli organismi di controllo della partecipata) coinvolti nel processo sul crac della controllata di Provincia e Comuni.

Devono rispondere, a vario titolo, di bancarotta distrattiva, documentale e fiscale. Davanti al Tribunale di Crotone, il pubblico ministero ha ripercorso la storia della Soakro dalla nascita nel 2008, «sotto capitalizzata con appena 170 mila euro» e quindi senza la possibilità di fare «investimenti», fino agli ultimi anni di vita quando venne certificata la sua insolvenza. «Soakro – ha spiegato il rappresentante dell'accusa – non ha mai saputo chi erano i suoi clienti» mostrandosi «incapace di riscuotere i propri crediti che erano inesistenti» poiché «venivano stimati e cancellati» al punto da diventare debiti.
Ad esempio, figurano i bilanci del 2010, 2011 e 2012 nei quali vennero riportati «crediti milionari per fatture da emettere» che non sarebbero stati «crediti non riscossi», bensì «crediti per fatture future» e quindi impossibili da esigere. Mentre sull'esposizione debitoria della Soakro verso la Sorical per l'applicazione di una tariffa più onerosa da parte dell'azienda della Regione nell'erogare l'acqua, Rho è stato netto: «Non c'è stato alcun accertamento sulla tariffa eccessiva praticata dalla Sorical». Una serie di inefficienze gestionali che per il magistrato sarebbero da ricondurre «non a comportamenti negligenti» ma alle «omissioni» dei manager dell'epoca.

Queste le condanne proposte dal pm

Per Domenico Capozza, al tempo presidente della Soakro, chiesti 6 anni di carcere; per l'ex amministratore Umberto Marrami, 4 anni e 6 mesi. Poi per Felice Benincasa, 3 anni; Rita Procopi, 3 anni; Silvia Modesto, 2 anni; Francesco Benincasa, 2 anni (tutti ex componenti del consiglio di gestione). Chiesti ancora, per l'ex presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Carné, 6 anni e 4 mesi; per Raffaele Villirillo, 3 anni; Antonio Strancia, 3 anni; Giuseppe Serravalle, 3 anni; Marianna Caligiuri, 3 anni (ex componenti del consiglio di sorveglianza). E per l'ex direttore generale Francesco Sulla, 4 anni e 6 mesi; l’ex direttore amministrativo Michele Liguori, 6 anni e 4 mesi; e l’ex direttore tecnico Ettore Scutifero, 1 anno e 4 mesi.

Proposta poi l'assoluzione per Luigi Paciello. L'avvocato di parte civile Vincenzo Marano, in rappresentanza della curatela fallimentare, ha chiesto una provvisionale di 5 milioni di euro; mentre l'altro legale di parte civile, Fabrizio Pontieri, ha avanzato la richiesta di 100 mila di risarcimento danni per un ex dipendente della società licenziato.

 

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