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'Ndrangheta, il clan che voleva Acquaro «in ginocchio»

I dettagli dell’operazione antimafia che ha portato a 14 arresti contro il “locale di Ariola” nelle Preserre

Se la strage di Ariola era stata l'atto finale di una faida iniziata negli anni '80, un triplice omicidio attraverso cui il gruppo degli Emanuele e dei Maiolo ha assunto il dominio delle Preserre a scapito dei Loielo e dei Gallace, l'inchiesta che ieri ha portato all'esecuzione di 13 custodie cautelari in carcere e 1 ai domiciliari (nomi e dettagli a pagina 20) è incentrata anche sull'attuale operatività della ‘ndrina Maiolo in particolare sui territori di Arena e Acquaro. Una ‘ndrina capace, secondo gli inquirenti, di proiettarsi al Centro-Nord e anche all'estero attraverso il commercio di prodotti tipici ed enoganostromici, da quelli calabresi fino al prosecco, ma di mantenere nel territorio di appartenenza una struttura arcaica mostrandosi agguerrita e predatoria con la comunità locale. Lo confermano alcuni episodi richiamati dal gip Arianna Roccia nell'ordinanza con cui ha vagliato le risultanze dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta sul campo dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Vibo Valentia.
Da una conversazione intercettata nel marzo del 2019 tra Angelo Maiolo, Sandro Ganino e Cosmo Damiano Inzitari (tutti e tre destinatari di custodia in carcere) emerge come questi ultimi «fossero incaricati, anche durante il periodo di detenzione dei Maiolo, di mantenere ben saldo il controllo del territorio e il prestigio criminale del gruppo attraverso il sistematico ricorso alla metodologia mafiosa nella gestione delle attività economiche». Le conversazioni riportate riguarderebbero, osserva il gip, «la pianificazione di atti intimidatori finalizzati a “mettere Acquaro in ginocchio”».

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