È un problema estremamente serio ed in parte sottovalutato, che ha implicazioni potenzialmente molto gravi sia di natura sanitaria che economica. Con la tubercolosi bovina il comparto degli allevatori ci combatte da anni; ma i dati raccolti negli ultimi mesi – spiega il commissario straordinario dell'Asp di Crotone, Antonio Brambilla – rivelano come rispetto all'anno scorso siano triplicati sia i casi che il numero di capi macellati.
«In assoluto – chiarisce – non parliamo di numeri elevati, perché sono circa 300 su un totale di 18mila capi». Ma stanno aumentando a vista d'occhio «e poi dobbiamo pensare – aggiunge – che un allevamento, quando ha anche un solo caso positivo non può andare in transumanza, non può vendere né acquistare capi, dev'essere continuamente controllato e di fatto resta fermo per circa un anno. Con evidenti ricadute di tipo economico oltre che sanitario».
Per questa ragione l'Azienda sanitaria provinciale sta predisponendo, di concerto con i dipartimenti regionali Agricoltura e Salute, un piano straordinario per il 2024 e il 2025 finalizzato a contrastare la diffusione della Tbc bovina ed a contenere i danni recati al comparto zootecnico ed alla produzione di carni, latte e derivati. Per illustrarlo, e nello stesso tempo confrontarsi con gli allevatori della provincia, l'Asp ha organizzato un incontro al quale hanno preso parte anche una delegazione dei dipartimenti regionali ed alcuni sindaci del Crotonese, oltre al coordinatore della task force dei medici veterinari dell'Asp Carmelo Salviati.
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