La scoperta più importante è senz'altro un piccolo edificio rettangolare collegato con un altare. Una struttura che potrà aiutare gli archeologi a comprendere meglio le dinamiche legate al grande santuario dedicato ad Hera Lacinia. I risultati della campagna di scavi archeologici condotta a Capocolonna (tra la zona meridionale del tempio e il themenos romano) da studenti, dottorandi e ricercatori della Scuola superiore Meridionale, e promossa dai Parchi archeologici di Crotone e Sibari, sono stati illustrati in un open day da Carlo Rescigno, docente di archeologia classica dell’università Vanvitelli che ha guidato gli scavi, e dal direttore dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari, Filippo Demma.
L'edificio, di 2 metri per 3, dalle prime indagini risulta databile intorno al III secolo a.C. Rescigno lo ha definito un recinto, con tanto di altare collegato al piccolo cortile, che «forse serviva per le pratiche rituali che avvenivano all’esterno del tempio, rispettando un calendario sacro a noi in gran parte sconosciuto, e nel rispetto delle pratiche che i fedeli si aspettavano nel grande recinto della dea Hera». Come venisse utilizzato è ancora difficile da dire: «Possiamo fare alcune ipotesi partendo dagli appellativi della dea. Era portatrice di armi, legata alla guerra, e le venivano donate le armature; ed in effetti abbiamo trovato residui di armi negli strati di scarico. Ma c'è anche una possibilità legata a culti di iniziazione e purificazione delle giovani donne. Oppure, ancora, i resti di metallo che abbiamo trovato potrebbero essere legati alla liberazione di alcuni schiavi».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia