Confermata anche in appello la condanna della Corte dei conti nei confronti dell’ex ispettore della Squadra Mobile di Catanzaro Antonio Cianflone.
La terza sezione centrale d’appello ha infatti ritenuto congruo il risarcimento di 100mila euro, già deciso dalla Corte dei conti dell’Emilia Romagna, per il danno all’immagine del ministero dell’Interno a causa del suo coinvolgimento nell’inchiesta Aemilia che nel 2015 svelò le ingerenze della cosca Grande Aracri di Cutro in Emilia. Dal giugno 2020 la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna del poliziotto catanzarese a 8 anni e 6 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa Cianflone ha garantito un «evidente e sistematico contributo informativo» alla filiale emiliana del clan cutrese guidato dal boss Nicolino Grande Aracri così da averne favorito «l’esistenza e la crescita». Inoltre, il poliziotto avrebbe assicurato uno «scudo protettivo» agli «imprenditori mafiosi». Una serie di contestazioni, queste, che sono emerse dal «tenore delle intercettazioni, dal sequestro nella disponibilità dell’imputato dei televisori nonché, in ultimo, dalle dichiarazioni dell’albergatore». Dopo la condanna in primo grado della Corte dei conti Cianflone aveva impugnato la sentenza. Nel suo appello si è richiamato alla norma che stabilisce che la misura del danno all’immagine si presume, salvo prova contraria, pari al doppio della somma di denaro o del valore patrimoniale di altra utilità illecitamente percepita dal dipendente.
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