Le prossime settimane saranno cruciali per conoscere l’esito del braccio di ferro in atto sull’importante investimento nell’area del porto di Corigliano da parte della Baker Hughes – Nuovo Pignone Srl. Un intervento che prevede la realizzazione di fabbricati e impianti finalizzati all’assemblaggio e alla finitura di moduli di struttura metallica destinati alla grande industria. Come è noto la multinazionale ha già ricevuto l’autorizzazione dell’Autorità di Sistema portuale dei Bacini del Tirreno meridionale e dello Jonio, per realizzare il progetto proprio all’interno della grande darsena di Corigliano-Rossano e per il quale la società toscana aveva già avviato i colloqui per ingaggiare i manager per la realizzazione del piano.
Ma l’operazione ha incontrato una serie di difficoltà, dalla opposizione del comitato “Giù le mani dal porto”, fino alla posizione assunta dal sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che, seppur non contrario a priori al nuovo insediamento, aveva chiesto di spostare gli impianti nel retroporto. E proprio contro l’autorizzazione ottenuta, il sindaco di Corigliano Rossano ha presentato nei mesi scorsi un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, col quale ha chiesto l’annullamento dell’autorizzazione unica ZES e di altri atti che formano l’intero fascicolo relativo all’insediamento dell’azienda nel porto di Corigliano Rossano.
Il ricorso è impalcato sull’iter autorizzativo seguito per valutarne la correttezza del procedimento. C’è da dire che il progetto ha incassato il parere favorevole dei sindacati di Cgil, Cisl e Uil, nonché di numerose associazioni di categoria, preoccupate della possibilità, oggi del tutto concreto, che la Baker Hughes possa dirottare altrove i 60 milioni stanziati dal piano di investimento e gli oltre 200 posti di lavoro, senza contare quelli che potrebbe generare l’indotto.
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