Il Comune di Crotone ottemperi la sentenza del Tar della Calabria che ha riscritto l’esito dell'appalto finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per riqualificare l'area archeologica di Capocolonna con tanto di demolizione dei due immobili abusivi appartenenti ai familiari del boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri. Lo ha sollecitato la società “Chisari Gaetano” arrivata seconda alla gara.
L’impresa di Isola Capo Rizzuto ha infatti chiesto all’ente di rispettare quanto stabilito dai giudici amministrativi che, accogliendo il reclamo della stessa “Chisari Gaetano”, lo scorso 17 luglio hanno annullato la determina dirigenziale n. 779 con la quale, il 28 marzo 2024, sono stati affidati alla ditta "Costruzioni Luchetta" di Crotone la redazione della progettazione esecutiva dei lavori e l'esecuzione delle opere. «Il ricorso è accolto - si legge in un passaggio della pronuncia - con conseguente annullamento del provvedimento di aggiudicazione», e non risulta «che sia stato perfezionato il contratto con la prima graduata».
Ma non solo. Perché di recente anche il Consiglio di Stato ha respinto l'istanza avanzata dalla ditta assegnataria iniziale degli interventi che proponeva di sospendere la decisione del primo grado di giudizio. Adesso il contenzioso verrà discusso davanti al CdS nell'udienza del 29 agosto. Secondo il Tribunale amministrativo regionale della Calabria, la Costruzioni “Luchetta”, arrivata prima in graduatoria e poi estromessa dal bando, avrebbe ottenuto un punteggio più alto rispetto alle altre due offerte presentate per due delle tre voci finite sotto accusa, in quanto avrebbe messo sul tavolo non delle migliorie progettuali bensì delle varianti rispetto agli interventi originari.
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