Continue richieste per farsi restituire il denaro prestato a tassi di interesse usurario. E poi minacce di ogni genere rivolte alla vittima e ai suoi familiari tutte le volte che i soldi non venivano corrisposti. Così sarebbe stato vessato un imprenditore di origine campane. Lo ha scoperto la Procura di Reggio Emilia con l'operazione che l'altro giorno ha portato la Guardia di finanza ad arrestare tre persone con l'accusa di usura ed estorsione aggravata.
In manette sono finiti i crotonesi Samuel Lequoque di 39 anni e il fratello 45enne Gionata e il 45enne imprenditore reggiano Giambattista Di Tinco dell’impresa "Dg Service". Il blitz rappresenta una costola dell'inchiesta "Minefield" che lo scorso 20 febbraio consentì all'Ufficio inquirente guidato dal procuratore Calogero Gaetano Paci di sgominare una presunta associazione a delinquere, ritenuta contigua alle cosche di Cutro, specializzata nella commissione di reati fiscali. E tra i 108 indagati di "Minefield" figuravano anche i due Lequoque, considerati al vertice dell'ipotizzato gruppo criminale, oltre a Di Tinco.
E in questo scenario caratterizzato da società cartiere create per emettere fatture false, è emersa la vicenda estorsiva ai danni dell'imprenditore campano che ha avuto il coraggio di denunciare i soprusi che stava subendo.
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