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Lamezia, dai megaprogetti allo scaricabarile tra enti. Mentre l’«illegalità diffusa» si riversa in mare

Dal sogno industriale all’incubo ambientale, dai megaprogetti allo scaricabarile istituzionale. La retorica prodotta nei decenni sull’area industriale lametina è direttamente proporzionale alle criticità che ne vengono fuori, quasi quotidianamente, rendendo l’idea della distanza tra la politica e la realtà. Nell’arena cittadina, quasi sempre a mezzo stampa o social, si dibatte di tutto, soprattutto di ciò che è di competenza extracomunale – dall’autonomia differenziata alla sanità – ma ciò che succede attorno all’ex Sir sembra non suscitare l’interesse della politica locale, salvo quando le competenze istituzionali – e magari l’incombenza di controlli e indagini in corso – non obblighino a prendere provvedimenti che dovrebbero in realtà rientrare nell’ordinaria amministrazione. È il caso della recente ordinanza del Comune rivolta al Corap affinché provveda a «pulizia e manutenzione canaloni e chiusura pozzetti area Ex Sir». La disposizione, datata 14 agosto, segue la «Relazione sulla situazione ambientale dei Canaloni» arrivata dall’Arpacal sette giorni prima all’esito dei sopralluoghi effettuati in collaborazione con i Carabinieri Forestali. Si tratta dell’ennesima “fotografia” del paradosso di un’area su cui fino a poco tempo fa si vagheggiava di un grande porto turistico finanziato da fantomatici investitori privati e che invece, ora, ha un ruolo centrale nelle mappe di chi monitora con competenze e strumenti scientifici le “malattie” del mare calabrese.

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